Il Parlamento europeo con un primo voto controverso ha avallato la proposta della Commissione Europea di porre termine alla produzione di auto benzina e Diesel nel 2034 e, cosƬ facendo, potrebbe aver decretato la fine di migliaia di aziende dellāindotto auto, aziende centenarie che hanno fatto la storia dellāindustria italiana. Malgrado le forti perplessitĆ non solo delle aziende, dellāAnfia e di Ministri come Cingolani e Giorgetti ma anche di tecnici come il Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco o dellāIng. Antonioli di Punch che in un recente convegno a Torino ha dichiarato di non riuscire a misurare lāinquinamento prodotto dei motori endotermici Euro 6 di ultima generazione. La decisione finale spetta ai Capi di Governo riuniti giovedƬ prossimo a Bruxelles.
Lāindustria dellāauto ha connotato di sĆ© la industrializzazione del nostro Paese nel secolo scorso non solo in termini occupazionali ma per gli effetti che ha indotto nel sistema economico e produttivo. Si puĆ² dire che lāindustria dellāauto italiana valeva piĆ¹ del 10% del PIL ad essa collegata. A fine 1989 in Italia si producevano quasi due milioni di auto, in parte al Nord ma per oltre metĆ nelle Regioni del Centro Sud. Purtroppo scelte sbagliate della FIAT, a partire dalla sostituzione dellāIng. Ghidella con il dott. Romiti, e la assenza di una politica industriale dellāauto hanno portato a una distruzione che non ha eguali in Europa. Nel 2019 infatti si producevano nel nostro Paese meno di 500.000 auto. Al contrario Francia, Germania e Spagna hanno difeso la propria industria dellāauto.
Le decisioni in sede europea intorno alla transizione ecologica e tecnologica potranno incidere ulteriormente sulle aziende dellāindotto e sull’occupazione, in Italia rischiano migliaia di aziende, alcune centenarie come la Cornaglia di Torino, e ben 70.000 posti di lavoro.
Il Parlamento europeo a maggioranza, contrari il PPE e altri gruppi, tre settimane orsono per ridurre in prospettiva lāinquinamento ha deciso infatti che nel 2035 si producano solo auto elettriche con conseguente fine di almeno la metĆ delle aziende dellāindotto. Lāauto elettrica infatti ha bisogno della metĆ dei componenti di cui era composta lāauto tradizionale. Ora lāultima parola spetta i ai governi nazionali che si esprimeranno giovedƬ 30 a Bruxelles. PerplessitĆ forti su questo indirizzo arrivano dal nostro Paese, dalla Germania e da altri Paesi. In Italia sono molto critici per la decisione europea, Forza Italia, Lega, Fratelli dāItalia, Azione di Calenda e Italia dei Valori di Renzi oltre a Liste civiche locali come Torino Bellissima e SITAVSILAVORO sempre di Torino.
La decisione del Parlamento europeo avrĆ effetti negativi su una parte dellāindustria dellāauto e dallāaltro non affronta il problema dellāinquinamento che oggi ĆØ prodotto dai mezzi di trasporto Euro 0, 1,2,3,4 che superano i cento milioni in tutta Europa e che continueranno a girare e ad inquinare anche perchĆ© lāauto elettrica ha costi molto piĆ¹ alti e almeno metĆ della popolazione non ĆØ in grado di acquistarla.
Di qui la mia proposta allāEuropa di un Piano di incentivi europei per rottamare le auto e i Tir vecchi e inquinanti consentendo di sostituirli con i mezzi Euro 6 oggi in fabbricazione, in modo da ridurre lāinquinamento anche piĆ¹ del 90% del parco circolante. Sottolineo e che secondo Lāing. Antonioli si fa fatica a misurarne lāinquinamento prodotto dalle auto Euro 6 ultima generazione.Ā In questo modo si rilancerebbe la produzione di auto e Tir ecologici a basse emissioni con benefici immediati per lāambiente e con benefici occupazionali importanti.
DopodichĆ© si tenga aperta la strada a altre sperimentazioni anche su carburanti alternativi, in corso presso Centri di ricerche e Politecnici, viste le criticitĆ che presenta oggi lāauto elettrica, dal recupero delle batterie usate alle colonnine di ricarica insufficienti sia come numero che come disponibilitĆ di erogazione dellāenergia richiesta.
Il settore automotive italiano va difeso perchĆ© oggi vale ancora 90 miliardi di euro l’anno, di cui oltre 30 esportati, e decine di migliaia di posti lavoro e ha ancora al suo interno capacitĆ di innovazione e di lavoro importanti. Il Governo italiano, correggendo una dimenticanza grave della ultima Finanziaria, si trova a disposizione uno stanziamento di 8,7 miliardi da utilizzare in parte per incentivi alla rottamazione e in parte per una politica industriale verso la mobilitĆ del futuro.