Settembre – che a giugno sembrava lontanissimo -, come ogni anno, è inesorabilmente arrivato. Bando alla nostalgia per le vacanze e porte spalancate al desiderio di ritornare alle nostre attività, in particolare di ritornare a scuola, dietro un banco o dietro una cattedra, con l’augurio che sia un anno scolastico buono. Quando un anno scolastico è buono? Un anno scolastico è buono quando è costruito su solide relazioni tra compagni, con i docenti, con i genitori, quando queste relazioni consentono un clima di apprendimento che apre la via alla crescita umana e intellettuale; ancora, quando si fanno esperienze di vita, quando si impara qualcosa dagli altri, quando la mente si apre alle diverse esperienze e il singolo inizia a costruirsi, in questo modo, le proprie idee, il proprio pensiero, la propria visione del mondo e delle cose.
In una parola: un anno scolastico è buono quando tutte le persone, a vario titolo coinvolte, si sentono coprotagoniste, corresponsabili del bene dell’altro. Un anno scolastico, al contrario, non è buono, quando regna il piattume, quando le invidiette e le rivalità serpeggiano dentro e fuori dalle classi sino ad avere la meglio, quando si guarda solo a se stessi e non si collabora. Questo tipo di realtà va assolutamente evitato.
La scuola italiana si trova in una situazione di grande energia e piena vitalità: dopo il covid si sono liberate una molteplicità di proposte che fanno capire che la scuola è il punto nodale della società. Certo la scuola italiana non è libera, perché ai genitori non è ancora stata garantita, nei fatti, la libertà di scegliere la scuola per il proprio figlio: ma sono stati compiuti enormi passi in avanti che fanno comprendere come la meta tanto ambita e tanto desiderata è sempre più vicina. Una reale autonomia per la scuola pubblica statale e una reale libertà per la scuola pubblica paritaria consentirebbero alla scuola italiana di liberare tutte le potenzialità di cui essa è capace a tutto vantaggio della società. I recenti fatti di Caivano e tutte le Caivano sparse sul nostro territorio nazionale ci dicono l’urgenza della situazione, ci indicano l’esistenza di una questione giovanile che va affrontata coraggiosamente. E la prima arma, mi si passi questa espressione, per affrontare le piaghe che affliggono il mondo giovanile è la scuola, intesa nella sua essenza primigenia: luogo di incontro tra generazioni e occasione di crescita culturale e, per ciò stesso, umana.
Invito tutti alla responsabilità, nel piccolo come nel grande, a tutti i livelli della nostra società. Il mondo di oggi così mutevole e rapido nei cambiamenti necessita di sinergie finalizzate al bene. Molto spesso, purtroppo, si creano sinergie ai danni di qualcuno o di qualcosa: occorre ribaltare questa tendenza, soprattutto se si ha a che fare con i giovani, il cui animo va formato con modelli positivi. Proprio per questo San Paolo VI diceva che il mondo ha bisogno non di maestri ma di testimoni o, meglio, di maestri che, in quanto tali, sono testimoni di valori buoni che danno frutti di bene per la società.
Buon anno scolastico a tutti!