Tra tutte le patologie di natura psicologica, l’anoressia è certamente quella che spaventa di più perché può avere come conseguenza la morte. Ad esserne terrorizzati sono principalmente i genitori ma anche medici e psicologi che si trovano a gestire situazioni di grandissima responsabilità.
Chi invece non solo non mostra preoccupazione, ma addirittura sembra affascinato da tale stato psicologico è proprio chi ne soffre. Le ragazze anoressiche, infatti, sono “sedotte” da questa malattia, la amano e la vivono come una “virtù” piuttosto che come un disturbo molto pericoloso.
E’ indubbio che il fattore della desiderabilità sociale gioca un ruolo molto importante nella strutturazione di tale disturbo; non a caso tra le “vittime” è facile trovare attrici, modelle e, comunque, donne che rappresentano un determinato status symbol. Ma è ovvio che questo rappresenta una causa scatenante mentre la vera radice del problema va individuata nella personalità della ragazza.
Uno degli aspetti che frequentemente si riscontra in queste personalità è il rigore e la ricerca di perfezione. Tutto ciò che non è completamente perfetto viene vissuto come un fallimento che, in una sorta di circolo vizioso, va ad incrinare ancora di più la propria autostima. L’obbligo, l’impegno, la competitività contraddistinguono i loro comportamenti nella ricerca spasmodica di un ideale di perfezione irraggiungibile che, in quanto tale, porta ad esasperare ancora di più la patologia.
Per queste persone l’intervento terapeutico è quasi sempre inevitabile in quanto la remissione spontanea è assai rara. Pur essendo una psicopatologia complessa e tra le più resistenti al trattamento, esistono comunque forme di psicoterapia in grado di sbloccare questo disturbo così pervasivo.
(Lettura consigliata: G.Nardone, E.Valteroni “L’anoressia giovanile”- Ponte alle Grazie)
Susanna Cirone, Psicologa e psicoterapeuta