Le questioni dell’organizzazione amministrativa sono studiate sia dalla scienza dell’Amministrazione, con un metodo sociologico, sia dal diritto amministrativo, con un metodo giuridico che deve essere, però, consapevole delle problematiche sociologiche. La questione moderna di maggiore impatto sull’organizzazione pubblica è l’articolazione della pubblica Amministrazione secondo le tre sue principali direttive: l’autonomia comunale, l’autorità amministrativa indipendente, e il rapporto pubblico e privato. In sé la Costituzione dedica principi fondativi il sistema amministrativo per tali direttive, pur mancando, in particolare, un esplicito riferimento alle autorità amministrativi indipendenti.
I problemi teorici più importanti sono tutti aspetti particolari che ruotano intorno a quello centrale dell’individuazione di un punto d’equilibrio fra le opposte esigenze di unità e di articolazione. L’attuale situazione delle autonomie comunali, in Italia, vive una fase abbastanza confusa; indicazioni più utili vengono dalla storia dei Comuni, per cui l’Italia ha una tradizione millenaria. Roma nasce come una città–Stato e, solo dopo molti secoli, la cittadinanza romana viene estesa a tutti gli italiani e, poi, a tutto l’Impero Romano. Dopo la fine dell’Impero Romano sono le città, i Comuni, ancora a darsi una propria organizzazione e a decidere le norme civili e penali. Con la formazione dello Stato unitario, i Comuni sono concepiti come organi decentrati dello Stato. In seguito, i Comuni acquistano una propria persona giuridica e autonomia pur in un contesto che, fino ai tempi più recenti, rimane fortemente unitario. In ogni Comune, accanto agli organi elettivi c’è un segretario comunale responsabile dell’Amministrazione, che non è un dipendente del Comune ma un impiegato statale. Inoltre, gli atti comunali vengono sottoposti a controlli molto penetranti. Ora la situazione generale, caratterizzata da meno accentramento e più autonomia, con la riforma del Titolo V Cost., è – però – più confusa e in una fase di assestamento. Comunque, i Comuni, anche per le loro dimensioni, non possono influire sull’unità dello Stato, come possono fare, invece, le Regioni, e anzi normalmente trovano nello Stato un alleato contro l’invadenza delle Regioni.