Tra i problemi sul tavolo del Governo, nell’autunno caldo che si avvicina, la questione Alitalia è sicuramente la più grave anche perché ai suoi storici problemi si è aggiunta la crisi del Covid e il lockdown che l’hanno ulteriormente appesantita. In più l’Europa vuole solo intervenire per i danni causati dal Covid ma non sui problemi storici della nostra vecchia Compagnia di bandiera. Il Governo Conte non vuole chiuderla e sta studiando uno scorporo in una nuova azienda che dovrebbe utilizzare i tre miliardi che il Governo avrebbe stanziato.
La nuova azienda, che ha ridotto il numero dei suoi aerei, dovrebbe concentrarsi sulle linee a medio raggio ma dopo due anni e mezzo di ministri dello Sviluppo a cinque stelle il Piano industriale non è ancora pronto. L’Alitalia, una storica azienda che negli anni ha unito il Paese e lo ha unito al mercato mondiale, è in crisi dagli anni 90 quando i Governi rinunciarono a concludere la alleanza con KLM. Su Alitalia, in crisi dalla fine degli anni 90 quando qualcuno rinunciò all’accordo con KLM, ci han provato in tanti, a partire da Prodi sino a Berlusconi, a tanti Governi PD e da oltre due anni i 5 stelle ma i risultati non ci sono stati. Malgrado un mercato italiano molto interessante la Compagnia in questi anni ha Continuato a bruciare molti soldi al contribuente italiano e ora l’unica soluzione consigliata dagli esperti di trasporto aereo sembrerebbe la vendita.
Solo negli ultimi 12 anni sono stato bruciati 13 miliardi di euro. L’unico tentativo serio fu quello di Berlusconi che aveva coinvolto azionisti privati e utilizzato manager importanti ma anche lì risultati scarsi. Negli ultimi 9 anni i Governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni: tanti tentativi, risultati zero. Eppure l’Italia è in cima alla domanda turistica internazionale, l’Alitalia competitiva sul lungo raggio ma le compagnie low cost le hanno mangiato il mercato interno. La questione è complicata e vede divisi anche i docenti della stessa Università. Alla prossima puntata.