La Chiesa celebra oggi la grande solennità della Pentecoste, la festa della discesa dello Spirito Santo, cinquanta giorni dopo Pasqua, secondo il racconto degli Atti degli Apostoli (vedi prima lettura). La Pentecoste, che significa “cinquantesimo” giorno (dal greco), era una festa giudaica, una delle tre feste di pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme: Pasqua (Pesàh), Pentecoste (Shavuôt) e Festa delle Capanne (Sukkôt, la festa autunnale del raccolto e memoriale dei quarant’anni nel deserto). Si trattava di una festa agricola, la festa dell’inizio della mietitura del grano e dei primi frutti, celebrata il 50° giorno dopo la Pasqua ebraica, chiamata anche “Festa delle Settimane”, per la sua ricorrenza di sette settimane dopo la Pasqua. Alla festa agricola di ringraziamento per i doni della terra, venne poi associato il ricordo del più grande dono fatto da Dio al suo popolo: la Legge, la Torah, per mezzo di Mosè al monte Sinai.
Il calendario liturgico universale prevede come vangelo, per questo giorno, la “Pentecoste giovannea” (Giovani 20,19-23), per i tre cicli A-B-C. La Chiesa italiana ha fatto una scelta diversa, per cui quest’anno troviamo un testo composito (Gv 15,26-27;16,12-15), ripreso dal discorso dell’ultima cena, in cui Gesù annuncia la venuta dello Spirito. Lo chiama Paràclito (paràklētos, in greco), un termine giuridico che troviamo solo in Giovanni (4 volte nel vangelo e una in 1Gv 2,1). Paràclito si potrebbe tradurre come Consolatore, Avvocato, Intercessore, Consigliere, Difensore… I rabbini dicevano che le nostre opere buone sono il nostro avvocato davanti a Dio. L’avvocato del cristiano, invece, è lo Spirito Santo!
La Pentecoste cristiana è intimamente collegata alla Pasqua, formando un tutt’uno con essa. Infatti, nei primi secoli, il periodo pasquale di cinquanta giorni era celebrato nella gioia e nell’esultanza come “una grande domenica” (Sant’Atanasio). La Pentecoste è l’apice della Pasqua. È la nostra Pasqua, la nascita della Chiesa e l’inizio della missione. Come il battesimo di Gesù aveva dato inizio al suo ministero, così questo “battesimo nello Spirito” segna l’inizio della missione apostolica della Chiesa.
La Pentecoste non è una festa (autonoma) dello Spirito Santo, ma la festa del Cristo Risorto che trasmette il suo Spirito alla Chiesa. Per questo, secondo il vangelo di Giovanni (20,19-23), il dono dello Spirito Santo avviene alla sera della domenica di Pasqua, quindi subito all’inizio, mentre gli Atti degli apostoli (2,1-11) lo situano 50 giorni dopo, alla fine del periodo pasquale. Potremmo allora domandarci: il dono dello Spirito è avvenuto il giorno di Pasqua o a Pentecoste? La divergenza tra il racconto di Giovanni e quello di Luca è solo apparente. Gli elementi del mistero Pasquale – Passione/Morte, Risurrezione, Ascensione e Pentecoste – sono così importanti che i primi cristiani hanno sentito il bisogno di distanziarli per viverli ed approfondirli meglio. Così abbiamo tre giorni per la risurrezione (prolungata nell’Ottava di Pasqua), 40 giorni per l’Ascensione e 50 per la Pentecoste. In realtà, però, si tratta di un unico ed indivisibile evento teologico. Per conseguenza, la Pentecoste giovannea e quella lucana sono due modi complementari di presentare la ricchezza dell’unico mistero pasquale. Alla nostra mentalità storicista, però, può sfuggire la finezza simbolica e teologica di questi racconti.
La versione della Pentecoste presentata negli Atti è molto ricca e suggestiva. San Luca elabora il racconto avendo in mente alcuni testi del Primo/Antico Testamento: la Torre di Babele, il Sinai e il dono della Legge, il soggiorno di Elia al Sinai… Vediamo allora alcuni elementi del racconto, sette, per la precisione, perché sette, simbolo della pienezza, è la cifra dello Spirito.
In seguito alla manifestazione dello Spirito, Pietro con gli undici spiega alla folla l’accaduto, ricorrendo alla profezia di Gioele: “Avverrà: negli ultimi giorni – dice Dio – su tutti effonderò il mio Spirito; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni.” (Atti 2,17). Il dono dello Spirito porta Profezia, Visione e Sogno. Profezia per leggere la storia, Visione per vivere il presente e Sogno per progettare il futuro. Oggi si parla spesso di crisi della Chiesa in Occidente. Sentiamo il bisogno urgente di un nuovo “battesimo nello Spirito” che generi una nuova primavera ecclesiale. Mancano i Profeti, i Visionari e i Sognatori. Dove li troverà lo Spirito? In ciascuno/a di noi, se ci apriamo alla sua Novità!
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