6 giugno 1944: 80 anni fa lo sbarco in Normandia

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L’Europa è sempre stata sinonimo di pace anche se, quest’anno, a 74 anni dalla sua nascita, sta vedendo ai suoi confini diversi conflitti. Quindi, per evitare che questi ultimi, con il loro carico nefasto di sofferenze insensate lambiscano il nostro continente, occorre guardare al passato ed imparare da esso, senza ripeterne gli errori. Solo 80 anni fa, in Francia, sulle coste della Normandia, il 6 giugno 1944, aveva inizio il “D-Day”, ovvero lo sbarco alleato che ha dato inizio alla liberazione dell’Europa dal giogo del nazismo. Le vittime, civili e militari, dall’una e dall’altra parte del fronte sono state moltissime, basti pensare che, solo nel primo giorno dell’operazione, hanno perso la vita 4.400 soldati alleati e tra i 4 mila e 9 mila soldati tedeschi.

La libertà e la prosperità di cui abbiamo potuto godere in questi lunghi decenni quindi, si basa sul sacrificio che, molti giovani ragazzi, hanno compiuto sui campi di battaglia della Seconda guerra mondiale e questo deve essere ben scolpito nella memoria collettiva. L’Europa ha il dovere di preservare e promuovere la pace ed il dialogo tra i popoli perché, senza tale elemento, siamo destinati ad un futuro incerto. I padri fondatori dell’Europa, De Gasperi, Schuman e Adenauer, avevano vissuto in prima persona gli orrori della guerra e hanno compiuto ogni sforzo necessario per superare le barriere culturali e le diffidenze tra i popoli che, quel conflitto crudele, aveva causato.

Noi oggi, rendendo tributo al loro sforzo, abbiamo il dovere di perpetuare il loro insegnamento di fraternità, per dare ai nostri figli un avvenire di pace ed evitare ad ogni costo la deflagrazione di quella che, Papa Francesco, con grande lungimiranza, ha definito “Terza guerra mondiale a pezzi”. Il continente europeo, ottanta anni fa, è già stato devastato da un conflitto e, alla luce di ciò oggi, i popoli cristiani, hanno il dovere di ricordarselo e impegnarsi per far sì che, le giovani generazioni, possano issare ponti e non confini. Lo dobbiamo a quei ragazzi che, mentre si affacciavano alla vita, sono morti per la nostra libertà.