La “volgarità” è un fenomeno che si caratterizza in parole, neologismi, comportamenti ed intenzioni confluenti in un contesto di malcostume ormai insediato nelle nostre vite, giornate per il tramite, soprattutto, dei social network e dei mas-media. Don Oreste Benzi ricorda di suo padre, non ancora fervente praticante cattolico che, negli anni ’30, un tempo ormai lontano, osava cacciare senza esitazione dalla sua casa chi diceva “qualche parola volgare”. Chi, nel tempo in cui viviamo, oserebbe tanto? Pochi, forse pochissimi. La volgarità, nelle sue più ampie accezioni è diventata “virale”. La cultura della volgarità, oggi, si propaga per il tramite di figure del mondo dello spettacolo, pubbliche e, purtroppo, per il tramite di personaggi istituzionali.
Volgarità, anormalità normalizzata
Frequentemente, il comportamento volgare costituisce l’anticamera della violenza, diventa un comportamento grave per la collettività e un cattivo esempio per le nuove generazioni assuefatte dall’anormalità che diventata normale. Per un personaggio pubblico, un politico o una persona che potrebbe, o meglio dovrebbe, essere d’esempio per la collettività, la volgarità e il mal costume non sono solo una debolezza personale bensì una rinuncia a trasmettere contenuti e, soprattutto, contributi importanti per il nostro Paese.
Un’abitudine dannosa
Abituati nei talk-show e nei social network ad un comportamento rissoso, puerile e volgare, costituito anche di movenze che mimano tutte le parti possibili della sfera sessuale, l’esempio televisivo e del web va ad influenzare, seppur inconsciamente, il modus agendi di molti di noi. Ci stiamo abituando ad una vera e propria “scuola di violenza” che partendo dalla volgarità arriva a creare danni irrimediabili. È necessario opporsi alla violenza e alla volgarità con altrettanta forza costituita non dalla medesima nefandezza bensì da comportamenti ossimorici a violenza e volgarità cioè propagando il dialogo, il confronto e, soprattutto, l’educazione.
Promuovere la cultura dello sviluppo
Un concetto, un pensiero, una volontà espressa con educazione e pacatezza resta nei secoli ed è opinabile nel contenuto ma non nella forma. I pensieri espressi con volgarità e violenza, seppur di contenuto talvolta nobile, distruggono il loro stesso messaggio per mano della forma in cui vengono manifestati. La volgare escalation iconoclasta dei nostri giorni, nata da un terribile e riprovevole crimine nei confronti di un nostro fratello di oltreoceano, va a trasmettere inutile violenza e volgarità in grado di offuscare il comune pensiero volto alla sua base, la non discriminazione e l’antiviolenza. Molti potrebbero replicare sostenendo che la nostra Costituzione garantisce la libertà di manifestazione del pensiero ivi inclusa la possibilità di esprimersi volgarmente, ma, lo Stato, come previsto dall’art. 9 della nostra Carta Costituzionale, dovrebbe promuovere lo sviluppo della cultura agendo concretamente contro l’anti-cultura.
Portatori di educazione
È un momento per ripensare il nostro registro linguistico e, più in generale, il modo di comunicare, soffermandoci a rivedere ciò che sembra essere ormai tollerato anzi addirittura gradito. Le generazioni future devono rinegoziare i loro canoni facendosi nobili portatrici di sana educazione a discapito della vana volgarità. Già nel 2008, Papa Benedetto XVI in occasione della “Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali” criticava il cattivo uso dei media evidenziando limpidamente il fenomeno che “Per favorire gli ascolti a volte non si esita a ricorrere alla trasgressione, alla volgarità e alla violenza”, auspicando la necessità di strumenti al servizio di un mondo più giusto e solidale. È necessario, dunque, ritrovare il coraggio di farsi portatori di educazione, semplicità e chiarezza di contenuti ricordando al nostro prossimo come l’impopolarità dell’educazione è un’opportunità per un domani migliore per le generazioni future.