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Carbonara: sei “orrori” da non commettere

Sì lo sappiamo: siete abituati a leggere questa rubrica di domenica; e sì, sappiamo anche questo: normalmente vi proponiamo una ricetta. Ma oggi si celebra “Lei” e non potevamo fare altrimenti. Lei è Sua Maestà la Carbonara, regina delle paste. Quella per capirsi che ci fa sentire la musichetta di “Dove c'è Barilla c'è casa” a qualunque latitudine ci troviamo. L'amica di tante serate, soli o in compagnia. Il pensiero che ci accompagna e ci dà forza durante una giornata lavorativa quando sappiamo che mamma, nonna, papà, nostra moglie o nostro marito ce la faranno trovare pronta e fumante per cena. E come ogni “Lei” merita rispetto: non va maltrattata, mischiata, sperimentata.

Rispetto

Fatela gourmet o casereccia, fatevene tre etti o qualche filo, usate pasta corta o lunga, all'uovo o di semola, servitela in una forma di pecorino o in un piatto, ma, vi preghiamo, fatela usando gli ingredienti giusti: rosso d'uova, guanciale, pepe e pecorino (possibilmente romano). Perché mai nessuna ricetta viene “inquinata” come la carbonara. La sua apparente semplicità si presta a mille (pericolosissime, a volte squallide) varianti o a grossolane disattenzioni che finiscono per rovinarla. 

In occasione del “Carbonara day” vi proponiamo un elenco di 6 “orrori” (dal meno al più grave) da non commettere quando la prepariamo con le relative pene…

  1. Pancetta  errore piuttosto comune ma socialmente accettato, visto che il guanciale è alimento tipico del centro Italia e non sempre è semplice da trovare. La pancetta, poi, è più magra e quindi spesso preferita, vista anche la similarità del sapore. Ma la ricetta originale non la prevede. Quindi, almeno oggi che è la sua festa, non usatela per fare la carbonara. Pena prevista: Per stavolta passi, ma non lo fare più!
  2. Parmigiano – malcostume diffuso anche in alcune trattorie romane. Il trucco non è usare solo parmigiano (lì la posizione del cuoco si aggraverebbe) ma mischiarlo al pecorino romano per dare alla ricetta un tocco più soft. Peccato che il piatto sia famoso (e buono) anche per i suoi toni accesi. Senza dimenticare che il parmigiano (o il grana) non hanno niente a che vedere con il Lazio e tantomeno con Roma. Pena prevista:  Sguardo di biasimo dopo il primo assaggio. 
  3. Aglio e cipolla – Non ci azzeccano niente. Nella migliore delle ipotesi aggiungerete un sapore che finirà con lo sminuire o sfumare gli altri, nella peggiore renderete il piatto troppo amaro (aglio) o inutilmente dolciastro (cipolla). Pena prevista: Ma che roba è questa?
  4.  Bacon – Qui cominciamo a entrare nel campo del “grave”, anzi dell'imperdonabile. Poco ci importa della leggenda secondo cui la carbonara sarebbe stata inventata dagli Alleati che sbarcarono in Italia durante la Seconda Guerra mondiale e distribuivano uova e bacon. Oggi questo piatto fa parte dell'eccellenza gastronomica nostrana e non si presta a contaminazioni. Se volete una English Breakfast prenotate un volo per Londra. Pena prevista: Io sta roba non la mangio….
  5. Uovo strapazzato  Orrore più frequente di quanto si possa pensare, tipico, ad esempio, delle spaghettate di mezzanotte fra studenti universitari fuori sede. Il preparato di uovo, pepe e pecorino va versato sulla pasta appena scolata. Sarà il calore di quest'ultima a farlo cuocere e addensare per ottenere la deliziosa cremina mentre mescolate. Mani poco esperte, invece, fanno saltare il tutto in padella a fuoco acceso, col risultato di ottenere un uovo strapazzato, totalmente avulso da pasta e guanciale. Una vera schifezza. Pena prevista: Lancio del piatto.  
  6. Panna  – E siamo al top degli orrori. Ragazzi, se vi piace la panna esiste un'amplissima gamma di ricette che potrete realizzare utilizzandola. Ma nella carbonara non va, mettetevelo in testa. Purtroppo, anche questa, è una bestemmia culinaria abbastanza diffusa. L'abbiamo importata dall'estero, dove la panna viene spesso considerata uno degli ingredienti base di questo piatto (non sanno cucinare ndr). Lo straniero, in un certo modo, se la aspetta quando ordina una carbonara e diversi ristoranti turistici la inseriscono proprio per non scontentare i clienti non autoctoni. Ma se è vero che l'Italia è la patria della buona cucina, perché piegarsi alle altrui esigenze invece di difendere la tradizione? Buttare una cicca per terra in altri Paesi può costarci una multa salata. Veniamo, in un certo senso, educati al rispetto delle regole. Ecco, educhiamo anche noi chi viene a trovarci, magari in ambito gastronomico. Dunque, alla domanda “Sorry..Panna?” iniziamo a rispondere indicando la porta d'uscita. Sarebbe già un buon inizio… Pena prevista: fucilazione sul posto. 

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