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Accadde oggi: la morte di Papa Paolo VI nel 1978

Uomo devoto e profondo conoscitore del pensiero moderno francese. La sua intelligenza appresa dalla vita aveva rafforzato la sua attitudine all'analisi

É il 6 agosto 1978 quando Paolo VI, il pontefice che si trovò di fronte all’approvazione delle leggi sul divorzio e sull’aborto, muore nella residenza di Castel Gandolfo, colpito nel corso della notte da un edema polmonare. Era la domenica della festa della Trasfigurazione quando viene colto da un malore improvviso.

La vita di Papa Paolo VI

Nasce il 26 settembre 1897 a Concesio con il nome di Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini. Viene alla luce in questo piccolo paese nei pressi di Brescia, in una casa dove i suoi genitori sono soliti trascorrere le vacanze estive. Il padre, Giorgio Montini, dirige un giornale cattolico, “Il cittadino di Brescia” ed è deputato del Partito Popolare italiano di Don Luigi Sturzo. La madre invece è Giuditta Alghisi.

All’età di diciotto anni inizia a collaborare con il giornale studentesco “La Fionda” e tre anni dopo entra a far parte della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI). Il 29 maggio dell’anno successivo viene ordinato sacerdote. Di lì a poco si trasferisce a Roma, dove inizia a lavorare nella Segreteria di Stato Vaticano e dove intraprende gli studi accademici raggiungendo preso la laurea in filosofia, diritto civile e diritto canonico.

Pochi anni dopo, Papa Pio XI muore e sale sul soglio pontificale Pacelli con il nome di Pio XII. Lo scoppio della seconda guerra mondiale è alle porte e Giovanni aiuta il papa a scrivere il radiomessaggio che quest’ultimo deve fare per evitare l’inizio delle ostilità.
In questo periodo la Chiesa aiuta circa quattromila ebrei italiani, offrendo loro ospitalità in Vaticano, all’insaputa di Mussolini e di Hitler.

Il trasferimento a Milano come arcivescovo

Nel mese di novembre di due anni dopo è eletto arcivescovo di Milan e deve quindi abbandonare la Segreteria di Stato Vaticano. In qualità di arcivescovo di Milano, riesce ad avviare una politica di dialogo con le varie componenti sociali dell’area milanese e, attraverso la creazione delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, riesce a riprendere il dialogo con i lavoratori meneghini.

Nel 1958 il nuovo papa Giovanni XXIII lo ordina cardinale e, nel corso del breve pontificato del primo, presiede i lavori del Concilio Vaticano II che però viene interrotto nel 1963 a causa della morte del papa.

Dopo la morte di Giovanni XXIII viene indetta una breve consultazione e Montini viene eletto nuovo papa con grandi consensi il 21 giugno 1963 divenendo Paolo VI.

L’impegno sociale di Papa Paolo VI

Uomo di indole molto mite, papa Paolo VI riesce a condurre gli affari religiosi e sociali con caparbietà, riprendendo i lavori del Concilio Vaticano II che si erano interrotti poco prima, in seguito alla morte del suo predecessore.

Nel corso dei lavori si apre alla modernizzazione del mondo cattolico, intraprendendo la via del dialogo e della pace con i Paesi del Terzo mondo, ma rimanendo fedele ad alcuni principi della religione cattolica.
Un anno dopo la sua elezione parte per un viaggio in Terra Santa, mostrando una grande apertura nei confronti anche del Patriarcato cristiano ortodosso di Costantinopoli, testimoniato dall’abbraccio tra lui e il patriarca Atenagora.

L’omicidio di Aldo Moro

Il 16 marzo 1978 viene rapito il Presidente del Consiglio italiano Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse; in quest’occasione papa Paolo VI, il 21 aprile dello stesso anno, fa pubblicare a tutti i quotidiani italiani una lettera, in cui chiede con grande umiltà ai rapitori di liberare il politico della Democrazia Cristiana.

Purtroppo l’auto di Aldo Moro viene ritrovata il 9 maggio di quell’anno in Via Caetani a Roma, con all’interno il corpo del politico, che in vita è stato un grande amico del Papa. Destando anche delle critiche il papa partecipa ai funerali di Stato di Aldo Moro.

La sua figura non può essere dimenticata

A distanza di 42 anni sulla figura di Paolo VI rimane una sorta di “oblio” che sembra aver  circondato negli ultimi anni la sua persona, come appartenesse a una stagione ecclesiale e internazionale definitivamente chiusa.
Uomo assai devoto, profondo conoscitore del pensiero moderno francese, la sua intelligenza e le ambiguità che aveva appreso dalla vita e dalle amplissime letture avevano rafforzato la sua attitudine all’analisi e al rovello del dubbio sulle decisioni da prendere.

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