Dichiaravano come “svolte” delle riparazioni che, in realtà, non erano mai state effettuate. Così, per anni, un gruppo di persone ha fatto passare per efficienti e funzionanti dei mezzi Cotral privi di ogni necessaria misura di sicurezza. Circa in 50, tra dipendenti dell’azienda di trasporti e gestori di officine incaricate delle riparazioni, sono stati accusati di attentato alla sicurezza dei trasporti, truffa ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, falso e abuso d’ufficio, a seguito di un’indagine avviata dai finanzieri del Gruppo provinciale di Roma. Dopo oltre due anni d’inchiesta (iniziata nel 2014), anche l’arresto, per truffa aggravata ai danni dello stato, di uno dei titolari (55enne) delle officine assegnatarie dell’appalto per la manutenzione dei bus il quale, in alcune conversazioni telefoniche intercettate dagli inquirenti, avrebbe più volte espresso la necessità di “rubare nei modi giusti”, proponendo ai complici nuovi sistemi truffaldini.
A mettere in allerta le unità della Guardia di Finanza, sarebbero state proprio le denunce dei vertici dell’azienda, giunte a seguito dei continui (e sospetti) guasti subiti dalle vetture, i quali hanno provocato diversi disagi, alla rete di trasporti come agli utenti che ne usufruivano. Con l’intento di appurare le cause dei ricorrenti disservizi, è stata svolta anche un’indagine interna da parte di Cotral, a seguito della quale sono state riscontrate diverse divergenze con le ditte manutentrici, circostanza che ha contribuito a far scattare la prima fase d’indagine. Tra documentazioni esaminate, intercettazioni telefoniche e altri processi d’investigazione, il Nucleo di Polizia tributaria della Capitale ha portato alla luce un collaudato sistema fraudolento, riguardante in particolare la manutenzione dei mezzi che, contrariamente a quanto dichiarato anche dagli addetti ai controlli (coinvolti nel giro), non veniva effettuata né sulle varie componenti fondamentali (come il sistema frenante) né sui cronotachigrafi che, regolarmente, non erano aggiornati (sarebbero stati circa 1400, pari alla quasi totalità delle vetture).
La truffa avrebbe riguardato anche la sostituzione di pezzi non funzionanti i quali, anziché con delle nuove componenti originali, trattenute per essere poi rivendute, venivano rimpiazzati da parti usate, opportunamente ripulite. Anche in questo caso, il tutto sarebbe avvenuto con la complicità dei controllori, i quali continuavano a ritenere l’intervento effettuato nei termini stabiliti. Grazie ai sistemi di geolocalizzazione installati sui bus, però, è stato possibile stabilire come i mezzi, al momento dei controlli, fossero in realtà regolarmente in servizio, oppure situate nei depositi. Come spiegato dal gip, Massimo Battistini, “per quanto attiene alle verifiche dell’esecuzione delle lavorazioni, le ditte esecutrici potevano contare sulla generale assenza di reali controlli da parte del personale Cotral, in un contesto di diffusa illegalità assai palese”.
Secondo quanto emerso nel corso dell’indagine, su alcuni mezzi si sarebbero verificati addirittura degli incendi, anche questi, assai probabilmente, imputabili alla mancata manutenzione. A quanto sembra, l’intero sistema di frode sarebbe stato finalizzato a rendere lucroso, per le ditte, l’appalto per l’installazione dei cronotachigrafi. I finanzieri, hanno perciò proceduto al sequestro di una liquidità a disposizione di tale associazione pari a 91mila euro, ossia l’importo complessivo versato dall’azienda come retribuzione per il servizio di taratura dei dispositivi. Un servizio che, come si è visto, non è mai stato svolto.