Dieci metri di relitto sotto il fiume Tevere, scafo di cemento da rimuovere pezzo per pezzo, per raggiungere un duplice obiettivo: bonificare le acque del fiume capitolino e restituire alle acque il loro consueto flusso. Che poi ĆØ un obiettivo unico, visto che lo scorrere regolare della corrente resta la principale garanzia di un fiume sano. Lo ha ben chiaro la Capitaneria di Porto di Roma che,Ā dopo aver rimosso cinque relitti nelle vicinanze della foce, risale la suddetta corrente per iniziare a togliere di mezzo i resti di una nave di dieci metri, capovoltaĀ a ridosso di Ponte Vittorio Emanuele II, sul lato che guarda il dirimpettaio Ponte Principe Amedeo. Subentrano tutt'altri fattori quando si tratta di ripulire il Tevere in senso stretto ma, certamente, l'imponente opera di rimozione delle carcasse di navi dall'alveo ĆØ un passo importante, proprio in virtĆ¹ della necessitĆ di restituire al corso d'acqua della Capitale la sua strategica funzione di navigabilitĆ . In tutta sicurezza naturalmente, perchĆ© il relitto in cemento in corso di smantellamento costituiva un ostacolo importante e un potenziale fattore di rischio, oltre che una macchia sul volto di Roma, a due passi da uno dei suoi monumenti piĆ¹ importanti come Castel Sant'Angelo.
Relitto speciale
Sono iniziati nella mattinata del 10 ottobre i lavori sul relitto, ribaltato appena al di qua delle arcate di Ponte Vittorio e rientrante nella massiccia operazione di bonifica avviata a Fiumicino, portata avanti dalla Guardia Costiera di Roma con l'ausilio diĀ ditte specializzate incaricate dalla Regione Lazio, al fine di garantire un intervento rapido e di standard elevati. Un'operazione che, peraltro, si differenzia dai precedenti recuperi in quanto diverso il materiale dello scafo: “Il relitto in fase di rimozione costituisce un cosiddetto rifiuto speciale poichĆ© fatto di ferro e cemento – ha spiegato il Direttore marittimo del Lazio e comandante del Porto di Civitavecchia, Vincenzo LeoneĀ -. Le difficoltĆ , quindi, non si legano solo al recupero ma anche allo smaltimento. E' un impegno enorme che dobbiamo assolvere, con la speranza che l'educazione ambientale influisca, al netto di eventi eccezionali come la piena del 2012 che ha prodotto la gran parte dei relitti”.
Un impegno costante
Necessario, al fine di garantire la giusta attenzione e la corretta interazione di competenze, un coinvolgimento diretto da parte delle principali istituzioni interessate alla tutela e alla salvaguardia del fiume, oltre che del suo ecosistema. Un impegno assunto dalla stessa Guardia Costiera, promotrice di tavoli di lavoro e di incontri di sensibilizzazione con gli enti preposti, dai Comuni di Roma e Fiumicino fino alle specifiche AutoritĆ competenti. In ballo non c'ĆØ solo il decoro urbano capitolino ma la salute stessa del fiume Tevere: “L'impatto ambientale di questi relittiĀ – ha spiegato a In Terris il comandante Leone – ĆØ soprattutto legato all'ostacolo che costituiscono al regolare defluire delle acque, in quanto giĆ sono state effettuate delle verifiche per valutare se all'interno ci fossero sostanze dannose. Oggi l'impatto piĆ¹ grave ĆØ costituito dall'intralcio alla navigazione e dal fatto che loro stessi possano diventare ambienti dove si possono creare condizioni d'inquinamento. Rimuoverli con attenzione e senza lasciare nulla ĆØ importantissimo per ridare al fiume, soprattutto da un punto di vista idraulico, la sua corretta capacitĆ di far giungere le acque al mare. Far sƬ che quelle acque siano ancora piĆ¹ pulite per altri aspetti che determinano la salute di questo fiume, sarĆ anch'esso per noi un impegno“.