Roma, ultima corsa: Capannelle chiude

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Potrebbe notarlo chiunque arrivi a Roma dall'aeroporto di Ciampino. L'ippodromo di Capannelle si staglia alla vista di chi percorre la via Appia come un impianto dal richiamo liberty: logorato dal tempo ma capace di custodire l'eleganza che ha attraversato le epoche. Inaugurato nel 1886 e ristrutturato nel 1926, sorge in una zona densa di fascino, degna di un'incisione del Pinelli della campagna romana, tra i ruderi dell'Acquedotto Claudio e ai piedi dei Colli Albani. Ma dal prossimo primo gennaio su questo pezzo di Roma dovrebbe calare definitivamente il sipario.

L'annuncio della Hippogroup

Che il nuovo anno si aprirà con l'addio della Capitale alle corse di cavalli lo ha reso noto la Hippogroup, l'ente che gestisce l'ippodromo. Una nota riassume in modo lapidario la questione: “La Hippogroup Roma Capannelle s.r.l., vista la posizione formalmente assunta dall’Amministrazione di Roma Capitale in merito al canone di concessione, quantificato retroattivamente in oltre due milioni e mezzo di euro annui, e alla durata del rapporto concessorio del comprensorio dell’ippodromo Capannelle, ha informato la stessa dell’insorta insussistenza delle proprie condizioni di continuità aziendale“. La crisi affonda le radici nel tempo. La tribuna di Capannelle – che ha visto salire sovrani, governanti e presidenti della Repubblica, oltre che vip d'ogni sorta – non è più gremita come lo era fino alla prima metà degli anni Novanta. La disaffezione degli sportivi nei confronti delle corse, nonché la diffusione delle scommesse on-line hanno gradualmente svuotato gli impianti ippici e non solo (la sorte che incombe sull'ippodromo della via Appia è già stata subita dall'ippodromo di Tor di Valle e dal Velodromo Olimpico). La Hippogroup rileva che “la continuità è già stata fortemente compromessa dalla grave incertezza in cui versa l'intero settore e dal Mipaaf (Ministero dell'Agricoltura)” che – viene denunciato nella nota – “hanno penalizzato Roma durante il 2018, spogliata di Gran Premi storici, esclusa a più riprese dai calendari, penalizzata nelle sovvenzioni del trotto”. E così “Hippogroup Roma Capannelle Srl non avvierà l’attività di corse del 2019”.

L'appello alla Raggi

Il comunicato della Hippogroup si conclude, però, lasciando acceso un bagliore di speranza. “Attrezzature, maestranze e know how specifico della società – si legge – sono responsabilmente a disposizione dell’Amministrazione, qualora condivise le modalità e la stessa intenda, come pubblicamente manifestato, gestire direttamente la struttura”. Si tratta di un appello a Roma Capitale a correre in soccorso dell'impianto, che oltre ad essere un patrimonio della città è anche fonte di lavoro. Lo ricordano anche Maurizio PolitiFlavia Cerquoni, rispettivamente capogruppo in Campidoglio e consigliera del VII Municipio della Lega. Contattati da In Terris, i due esponenti romani del Carroccio affermano: “Quella dell'ippodromo di Capannelle è una struttura storica, da sempre al centro del settore ippico italiano ed internazionale. Le continue giravolte ed indecisioni dell'attuale Amministrazione ne stanno seriamente compromettendo il futuro. L'area dovrebbe essere uno dei fiori all'occhiello della nostra Capitale che, per quanto riguarda gli impianti sportivi ad oggi non è assolutamente all'avanguardia. La cessazione dell'attività da parte della società attualmente concessionaria rischia di gettare non solo la struttura e i dipendenti nel caos, ma l'intera area nel degrado, preda di occupazioni abusive”. Di qui la richiesta di Politi e Cerquoni: “Chiediamo la convocazione di un tavolo urgente comunale per affrontare la questione, dove il sindaco Virgina Raggi e il presidente del Municipio VII facciano la loro parte”. Proprio l'Amministrazione capitolina aveva chiesto alla Hippogroup di lasciare l'impianto entro il 15 maggio 2018, dopo che il 31 dicembre 2016 era scaduta la concessione. Lo sfratto era stato però sospeso dal ricorso al Tar da parte dell'ente concessionario; la sentenza è attesa entro il 2019. Quando arriverà, tuttavia, Capannelle dovrebbe aver già chiuso i battenti.

Federico Cenci: