Nell’indecisione fra campi sì e campi no, ecco che l’amministrazione capitolina approva il bando per la costruzione di un nuovo insediamento per famiglie rom a Roma nord. Anzi, in realtà è già dal 7 marzo scorso che, con determina generale, il Comune aveva bandito la procedura di gara per il reperimento di un appezzamento nel XV Municipio destinato ad accogliere i 120 nuclei familiari nomadi prossimi a essere sfollati dal cosiddetto “Camping river” (il quale accoglie circa 420 persone), destinato alla chiusura. Il tutto, al netto di un’interruzione nel percorso di individuazione delle aree avvenute il 24 dicembre scorso, a seguito di alcuni controlli effettuati dal Nucleo anticorruzione guidato da Raffaele Cantone sulla procedura, con conseguente stop dell’iter decretato dall’assessore alle Politiche sociali, Laura Baldassarre.
Il “nuovo” campo
Questo fino al 6 febbraio scorso, quando la sospensione in autotutela è stata interrotta per la riscontrata mancanza di irregolarità nel procedimento avviato dal Comune di Roma. E allora, in un momento storico nel quale si discute a livello europeo sul piano per la “fuoriuscita” dei campi, l’area settentrionale della Capitale si prepara ad accogliere quello che, a tutti gli effetti, sarà un nuovo insediamento, aperto per la dichiarata difficoltà dell’amministrazione di gestire le famiglie in uscita dal Camping. Nella determina comunale datata 7 marzo, peraltro, si specificava chiaramente come, in realtà quello in costruzione non fosse un campo creato in aggiunta ai precedenti, essendo figurato come un’area adibita a sostituire quella in chiusura (prevista con termine ultimo del 30 giugno 2017), che andrebbe a estromettere dalle abitazioni lì presenti “persone in condizioni di fragilità e senza alternativa abitativa, che si vedrebbero bruscamente private dell’alloggio e di forme di protezione sociale, con possibili ripercussioni sulla sicurezza pubblica”.
Il dubbio sui fondi
A Roma nord, in sostanza, non cambia nulla: al posto del Camping River il XV Municipio ospiterà una struttura sostitutiva, con tanto di pianificazione comunale per l’inclusione lavorativa degli abitanti di etnia rom, probabilmente l’elemento che ha fatto (e fa) più discutere, andando a considerare le cifre percentuali previste per tale voce: oltre 1 milione di euro di fondi stanziati per il bando, di cui solo il 4% destinato alla creazione di borse e percorsi di formazione lavorativa. Il resto degli stanziamenti vedrà il 76% dei fondi impiegato per le spese di gestione, mentre il restante 20% alla vigilanza. L’obiettivo è “il superamento dei campi”, specificano dal Comune, primo fra tutti quelle de La Barbuta e Monachina. Ma, allo stato delle cose, la risoluzione sembra lontana. Se, infatti, la soluzione è l’inclusione proficua dei residenti dei campi all’interno della forza lavoro della città, il percorso adottato non sembra fornire i giusti presupposti, almeno a livello prettamente finanziario. E questo anche (e soprattutto) in considerazione delle realtà speculari (e da tempo in attesa) presenti non solo a Roma nord, ma anche negli altri quattro punti cardinali dentro e fuori il Gra.