Ci sono ancora i roghi tossici fra i problemi più rilevanti delle aree periferiche di Roma. Problematica annosa, grave, perpetua, quotidianamente al centro delle battaglie cittadine e della cronaca locale, se ne è parlato ancora una volta nel corso di una conferenza sulle periferie, durante la quale si è pronunciata sull'argomento anche la sindaca Raggi. A tal proposito, la prima cittadina ha spiegato come l'amministrazione “stia chiedendo al governo 12 milioni in Legge di bilancio per installare nuove telecamere e un software che permetta ai diversi sistemi di dialogare e mettere in rete le diverse informazioni delle sale operative”. Una soluzione che, secondo la giunta capitolina, andrebbe ad agire come deterrente: “L'azione di contrasto che noi stiamo facendo, per quanto ha ridotto il fenomeno, non è sufficiente: abbiamo circa 6 mila uomini nella polizia locale, ne servirebbero altri tremila. A breve arriveranno 300 nuovi agenti grazie allo sblocco del concorsone ma non è sufficiente. Abbiamo chiesto al governo lo sblocco del turn over e di superare i limiti di bilancio per le assunzioni degli agenti”.
Raggi: “L'arrivo dell'esercito? Spero a breve”
Attualmente in fase di concretizzazione anche l'ipotesi, appoggiata in Commissione parlamentare dal ministro dell'Interno Minniti, di intervenire sui roghi tossici della Capitale secondo il diktat sviluppato per la Terra dei fuochi. A questo proposito, Raggi ha spiegato che il Campidoglio accoglie “l'accordo del guardasigilli sulla nostra proposta di un provvedimento straordinario simile a quello della terra dei fuochi”. Sulle tempistiche d'intervento, però, la sindaca non si è sbilanciata: “Quando arriverà l'esercito a tal fine? Spero a breve”. Sulla linea legata all'intervento delle Forze armate, Raggi ha fatto riferimento al già avviato piano 'Strade sicure': “Ci siamo confrontati con il prefetto e abbiamo capito come non fosse possibile distogliere gli uomini già al lavoro nell'ambito di questa operazione. Per questo abbiamo chiesto con forza un progetto simile a quello fatto in Campania per la terra dei fuochi. Il prefetto ha aderito alla nostra richiesta e mi pare che anche il ministro Minniti l'abbia accolta: quello dei roghi tossici è un fenomeno criminale molto vasto e Roma Capitale non può farcela da sola”.
Agire in simbiosi
Secondo il procedimento necessario per avviare il piano d'intervento, il Comune dovrebbe ora fornire al Ministero l'elenco delle aree che necessitano della presenza dei militari: “Questa amministrazione da subito ha posto l'accento sulle periferie ma altrettanto rapidamente si è resa conto che, nonostante gli sforzi fatti, su alcuni temi è necessaria una collaborazione interistituzionale e non ci siamo tirati indietro. Ringraziamo il Governo per il provvedimento simile a quello della Terra dei fuochi, speriamo di poter ringraziare il Parlamento per il provvedimento sull'arresto in flagranza e per i fondi che speriamo saranno stanziati per la realizzazione del software e l'acquisto di nuove telecamere sul territorio. Con l'aiuto delle altre istituzioni potremo intervenire con vigore su un fenomeno che travalica la competenza del Comune”. Tale dossier di priorità, però, non sarebbe stato finora inoltrato dall'amministrazione capitolina, come affermato anche dall'on. Morassut: “Roma Capitale – ha affermato in un comunicato – non ha ancora definito il programma degli interventi di messa in sicurezza e repressione da sottoporre al Governo, secondo la procedura prevista dal Decreto Minniti convertito in Legge”.