Sarebbe stata una rapina, avvenuta ai danni di un uomo di origini slave, a far scattare l’imponente blitz dei “caschi bianchi” all’interno del campo nomadi de La Barbuta, in zona Ciampino. Questi avrebbe infatti raccontato di essere rimasto vittima, qualche giorno fa, di una rapina a mano armata da parte di alcuni residenti all’interno del campo, avvenuta mentre si trovava, con la sua famiglia, nella sua abitazione. L’irruzione dei criminali, sarebbe avvenuta dopo aver già subito insistenti richieste di denaro da parte di un noto capoclan. Secondo quanto testimoniato dal rapinato, lui e e i suoi erano stati costretti, sotto minaccia, a consegnare il loro denaro e alcuni dei loro preziosi.
Da qui, l’avvio di un’indagine coincisa con la perquisizione effettuata, alle prime luci del 26 gennaio, dagli agenti del Comando di via della Consolazione e dal Gruppo Gpit con un consistente dispiego di forze, coordinate dal vicecomandante Antonio Di Maggio: ben sette i moduli abitativi passati al setaccio dagli agenti, con un bilancio conclusivo di 3 persone tratte in arresto, tra le quali, sembra, il leader di uno dei clan. Le Forze dell’ordine avrebbero rinvenuto anche parte della refurtiva, fra la quale sarebbe stato trovato un anello molto antico, d’oro e intarsiato di pietre preziose.
Stando ai primi elementi emersi dall’inchiesta, all’interno del campo sarebbe stato esercitato un vero e proprio regime di terrore, perpetrato fra tutte le famiglie residenti, tra minacce, estorsioni e violenze fisiche, dalla “banda dei tre”, composta da un uomo di 53 anni, noto per diversi precedenti penali, più altre due persone rispettivamente di 33 e 37 anni. A darne conferma, sarebbero stati gli stessi abitanti, interrogati dalle Forze dell’ordine durante le operazioni. Fra gli oggetti recuperati dagli agenti del Gpit, inoltre, ci sarebbe anche la replica di una pistola P38, probabilmente una delle armi impiegate nel corso della rapina.