Quattro persone sono state arrestate stamani a Roma con l'accusa di tratta di esseri umani, immigrazione clandestina, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nei confronti di una minorenne nell'ambito dell'operazione denominata “Connection House“.
L'attività investigativa è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e la Polizia di Stato ha eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre nigeriane (rispettivamente di 40, 26 e 36 anni) e di un uomo di 60 anni, marito di una delle tre donne, di nazionalità italiana.
Tratta di esseri umani
L’indagine condotta per settimane dalla “sezione criminalità straniera” della Squadra Mobile di Roma ha preso avvio grazie alla denuncia della vittima minorenne, che ha raccontato di essere stata costretta a prostituirsi in strada dopo aver lasciato la Nigeria convinta da una sua connazionale a venire in Italia per fare la parrucchiera.
La ragazza ha raccontato il lungo viaggio attraverso l'Africa per giungere sulle nostre coste. Partita dalla Nigeria, è rimasta per circa otto mesi in Senegal. Nella città di Dakar (capitale senegalese) la ragazza è stata rinchiusa in una “connection house” (casa di collegamento) gestita da membri dell’organizzazione criminale fino a quando non è stata accompagnata all’aeroporto, arrivando prima in Spagna e poi in Italia grazie ad un passaporto falso. Giunta nel Bel Paese, la minore ha dovuto riconsegnare il passaporto alla maman, che intanto – riporta Roma Today – aveva distrutto il suo vero documento. Poi, lo sfruttamento sessuale della giovane vittima, costretta a prostituirsi in strada e a consegnare tutti i suoi guadagni giornalieri alla maman.
Riti di magia nera
L’indagine ha inoltre portato alla luce che la giovane, prima di lasciare la Nigeria, era stata obbligata a sottoporsi a dei riti voodoo di magia nera nei quali aveva giurato di non denunciare gli sfruttatori, pena la morte o gravi ritorsioni nei confronti suoi e della sua famiglia. Proprio il terrore suscitato dai riti voodoo, rappresentava la garanzia per la restituzione del “debito” con gli sfruttatori: 65mila euro, somma indicata dalla maman come “costo per il viaggio in Italia” e che la giovane vittima avrebbe potuto restituire solo dopo anni di prostituzione forzata. Al termine delle attività investigative, gli indagati sono stati associati presso le case circondariali di Regina Coeli e di Rebibbia.