Un'arte antica quella della birra, che affonda le sue radici in secoli di tradizione e che, nell'immaginario popolare, si associa quasi per antonomasia ai banchetti tipici di qualche corte medievale, tra luci soffuse e goliardia, magari davanti a qualche portata di cacciagione. Ma, tralasciando le pittoresche iconografie che la contraddistinguono, la birra rappresenta anche uno dei prodotti più identificativi del nostro Paese, una delle produzioni più antiche oltre che fra le più consumate, in molti casi delle vere e proprie pietre miliari dell'identità gastronomica dei suoi luoghi di lavorazione. Anche per questo l'appuntamento della VII edizione del Premio Cerevisia, che ha avuto luogo alla Camera di Commercio di Roma, ha riscosso un importante riscontro a livello di partecipazione, con numerose qualità di birre rappresentate (103 etichette in tutto) e ben 21 premiate per la loro matrice artigianale, oltre che per il loro gusto.
Non solo eccellenze
Una cifra simbolica, naturalmente, quella dei 21 premiati: la cerimonia di premiazione al Tempio di Adriano, infatti, si inserisce in un contesto che vuole che, a essere premiata, sia la tradizione e il valore dei mastri birrai italiani, specie i più giovani, che spendono il loro tempo e la loro arte in un connubio di gusti antichi e nuove sperimentazioni per competere nei dettami imposti dalle esigenze di mercato. Senza, naturalmente, perdere il marchio identificativo, quello che contraddistingue una birra dall'altra, lasciando al consumatore la possibilità di riconoscerle e identificarle nelle loro peculiarità. La chiamano “eccellenza” gli esperti del settore (il premio di categoria se lo è aggiudicato la Calibro 7 della Fabbrica della birra di Perugia) ma è anche vero che, al di là dei traguardi raggiunti e della qualità inappuntabile dei percorsi di produzione, ogni prodotto ha le sue prerogative, la sua storia e una sua radice culturale, che lo rende degno di essere considerato una garanzia, al netto delle sue caratteristiche. Un discorso che ritorna e che non riguarda naturalmente solo le birre ma ogni produzione che profuma d'Italia e che, ogni volta, ci spinge a ricordare come dietro al gusto o agli odori si nascondano spesso storie di altissimo valore culturale, che partono dai pilastri del tempo per costruire le prospettive sugli orizzonti della contemporaneità.