E’ trascorso senza problemi il lungo ponte pasquale della città di Roma, blindata in occasione delle celebrazioni religiose, soprattutto durante la Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo e la benedizione Urbi et Orbi della domenica di Pasqua. Hanno dunque funzionato le misure di sicurezza predisposte nella zona del Centro storico da parte del questore Guido Marino, con l’impiego di 3 mila agenti in strada e mezzi blindati nei punti sensibili, durante lo svolgimento della messa e delle altre consuete attività consentite anche dal bel tempo. Discorso diverso, invece, sul fronte turismo incoming. L’atteso mezzo milione di visitatori è arrivato, è passato e, come spesso accaduto, ha lasciato anche qualche ricordo non proprio gradevole, specie nelle aree monumentali del centro, prese letteralmente d’assalto dall’orda turistica nella quale, purtroppo, la parte peggiore e irrispettosa del patrimonio storico altrui è nuovamente emersa.
Bivacchi “monumentali”
Picnic al Colosseo, pediluvi in fontane storiche, bivacchi in zone vietate eppure invase da chi ha ritenuto opportuno effettuare una sosta dovuta al caldo sedendosi sopra le pietre del Parco del Palatino, oppure rinfrescarsi le gambe (fino alle ginocchia) nel fresco della Fontana dei Due Mari del Vittoriano. Nello specifico, due turisti danesi i quali hanno ricevuto una multa (con contestazione annunciata dagli stessi presso la loro ambasciata) di 450 euro. A segnalare gli episodi (non solo a Pasqua), ripetuti in molti casi, sono soprattutto le guide turistiche. In sostanza, in questa occasione, la rete di sicurezza si è rivelata efficace durante le celebrazioni ma, al tempo stesso, la necessaria vigilanza dei flussi turistici si è dimostrata (di nuovo) altrettanto latente. Perché, se da un lato il corposo traffico in entrata nella Capitale, largamente previsto, non è stato accompagnato da un congruo sistema di sorveglianza (troppo esiguo il numero delle unità impiegate per tenere sotto controllo una zona così vasta) è anche vero che la problematica dell’inciviltà nei luoghi storici è una questione tutt’altro che “del momento”. Scene di “bagni” rinfrescanti nel Fontanone del Gianicolo o, addirittura (ed è roba di pochi giorni fa), nella Fontana di Trevi, non sono certo una novità in un contesto nel quale, solo un paio d’anni fa, fece scalpore un’invasione incontrollata di ultrà che portò alla semi-devastazione la Barcaccia del Bernini a Piazza di Spagna.
Foto a ogni costo
Più o meno speculare, la moda della foto (o del selfie) a ogni costo. Un desiderio, quello dell’istantanea-ricordo, che non conosce limiti, in nessun luogo. Nemmeno il corso devastato di Amatrice è stato risparmiato dalla follia modale, causando l’ira del sindaco Sergio Pirozzi e, ancora prima, la stessa sorte toccò anche al relitto della Costa Concordia, prima della rimozione dallo scoglio dell’Isola del Giglio. Figurarsi se ci si possa fare qualche scrupolo nel montare a cavalcioni sui leoni del Valadier, a Piazza del Popolo, recentemente soggetti a restauro. O, nondimeno, a valicare il bordo della Barcaccia (anch’essa riqualificata di recente) per immergere le gambe o farsi fotografare fra le acque con lo sfondo di Trinità dei Monti (sgomberata più volte nella giornata di Pasquetta per “tavolate” apparecchiate sui gradini). Uno scenario che, nel ponte della Pasqua 2017, non ha fatto che confermarsi. E, allo stesso tempo, (ri)palesare la necessità di un maggiore (ed efficace) controllo.