Olimpiadi e Stadio della As Roma sembrano diventati il main theme di questi ultimi giorni di campagna elettorale per il Campidoglio. In barba a una città che avrebbe bisogno di interrogarsi su temi di tutt’altro spessore. Ma tant’è: lo sport, del resto, si sa, è l’oppio del popolo. E la partita (il gioco di parole non è casuale) va conclusa, in un modo o nell’altro. L’ultimo a intervenire sulla questione stadio della Roma Tor di Valle è stato il direttore generale giallorosso, Mauro Baldissoni, che ha minacciato una causa milionaria laddove il comune, a guida Cinque Stelle, dovesse revocare la delibera di pubblica utilità approvata lo scorso anno dall’amministrazione Marino.
Per la Roma sarebbe un colpo duro da digerire. Nonostante le previsioni iniziali – la cordata americana allora guidata da Thomas Di Benedetto si disse certa che l’impianto sarebbe stato realizzato entro il 2015 – sono serviti 5 anni solo per portare il progetto davanti alla conferenza dei servizi della Regione Lazio. “Se la nuova giunta vorrà riaprire il fronte politico sul pubblico interesse si assumerà il rischio di una causa da centinaia di milioni di euro” ha tuonato il dg. La società che si sta occupando del dossier sinora ha speso “oltre 60 milioni, se qualcuno dovesse cambiare idea chiederemo un risarcimento”.
Il Movimento 5 Stelle, di per sé, non è contrario alla realizzazione dello stadio ma vorrebbe che fosse cambiata zona. Tor di Valle, dicono, presenta problemi di natura paesaggistica e ambientale, visto che si trova a due passi dall’ansa del Tevere e dal depuratore. “La Raggi non sa di cosa parla, l’iter politico è esaurito come forse il candidato sindaco” ha commentato in modo poco elegante Baldissoni. Poi, con toni più soft, ha spiegato: “Al di là degli slogan elettorali, credo che nessuno voglia rinunciare a questo progetto, non ci sono motivi politici o tecnici per farlo. I candidati hanno altre incombenze, non possono conoscerlo bene, ma incontreremo chi vincerà per presentarglielo”. La partita è appena iniziata…