Il tasso di assenze per malattia dei dipendenti pubblici romani si è impennato del 20 per cento in un anno. Lo scrive il Messaggero, che evidenzia come il tasso sia salito addirittura del 31 per cento rispetto a quello del 2015: l’ultimo anno dell' amministrazione Marino, prima dell'arrivo di Virginia Raggi a Palazzo Senatorio. Nonostante la diminuzione dei lavoratori impiegati al Comune di Roma – che nel 2018 sono scesi da 23.881 a 23.224 – il numero complessivo di assenze (escluse le ferie) è aumentato da 653.989 a 752.104 giorni totali in un anno. Nel 2015, erano 579.850, vale a dire 172.254 in meno.
I numeri
Le assenze per malattia sono le più frequenti: nel 2015 furono complessivamente 214.525, nel 2017 erano salite a 258.332 fino a toccare quota 311.295 nel 2018. Scendendo nello specifico, si evidenzia che a Roma tra i dipendenti pubblici (statali compresi) quasi un’assenza per malattia su 3 (ovvero il 30,8 per cento) ha la durata di una sola giornata. In salita anche le assenze per “altri permessi” quali quelli per impegni sindacali, cresciuti del 24,5 per cento nell’ultimo anno solare. In lieve aumento pure i permessi per l’assistenza a familiari disabili, per la legge 104: più 6 per cento nel 2018, percentuale che non impatta in modo significatico sul sistema. A causa dei vari permessi, il numero totale di dipendenti assenti, in media, ogni giorno, è cresciuto del 15 per cento nell’ultimo anno e di quasi il 22 per cento dal 2015. Cifre che si ripecuotono inevitabilmente sul funzionamento della macchina amministrativa e in definitiva sui servizi al cittadino.