E'rginia Raggi ha incassato il “sì” di Giuseppe Conte allo sblocco dei decreti attuativi per Roma Capitale, che assicureranno all'ente maggiori poteri di governo. Positivo dunque l'incontro col premier a Palazzo Chigi.
Le richieste
“E' andata molto bene” ha riferito la sindaca all'uscita dal vertice. “Abbiamo chiesto poteri speciali per Roma, il fatto che debba sostanzialmente avere uno status come le altre Capitali, e abbiamo anche parlato della possibilità che questo percorso venga affiancato da un comitato di saggi costituzionalisti“. Raggi ha chiarito di non essere “venuta con la lista della spesa”. Si è tuttavia parlato “di sviluppo e della possibilità di istituire una sorta di cabina di regia permanente, una sorta di Fabbrica Roma direttamente con il Governo e all'interno della quale concertare progetti di sviluppo tra noi, l'esecutivo e i player su Roma”. Al premier la prima cittadina ha poi suggerito “suggerito per quanto riguarda le politiche dell'abitare sia misure per reintrodurre Imu e Tasi sulle case sfitte e invendute, sia una misura interessante per sconfiggere la piaga degli affitti in nero“.
Obiettivo
La sindaca, in sostanza, vorrebbe poter amministrare l'Urbe con le stesse prerogative assicurate ad altre capitali europee, in particolare Parigi, Berlino e Londra. L'obiettivo è ottenere poteri pari a quelli di una regione, fatta eccezione per la sanità che continuerebbe a far capo a via della Pisana.
Occasione da cogliere
Raggi, dunque, spera che la parte finale del suo mandato sia caratterizzata da un effettivo rilancio della Capitale, dopo una prima fase in cui la giunta ha dovuto ob torto collo occuparsi del risanamento delle casse comunali. L'approvazione del bilancio per tempo è uno dei punti su cui la sindaca farà leva per convincere il governo. Mai come ora Roma gode di un clima politico favorevole. Sul fronte dei 5 Stelle il rafforzamento dei poteri della città è sponsorizzato non solo da Luigi Di Maio ma anche da Beppe Grillo. Su quello della Lega le aperture non mancano. Il Carroccio di Matteo Salvini vede nella Capitale un importante bacino elettorale, non a caso da poco è nata la prima costola capitolina di un partito che, durante l'era Bossi, considerava Roma l'origine di ogni male.