Una sentenza che fa discutere, quella di Mafia Capitale e che, inevitabilmente, non poteva mancare di lasciare un profondo strascico post-processuale, legato soprattutto alla negazione stessa del nome dell’inchiesta. Sì, perché il maxi-processo sul misterioso “mondo di mezzo”, alla fine, mafia non era. Corruzione, illecito, associazione (anzi, associazioni) a delinquere, certo. Ma non mafia. Non è a un sodalizio di stampo mafioso che Buzzi e Carminati si erano posti a capo, l’uno con il potere del denaro, l’altro con il peso non indifferente dei suoi trascorsi nell’ambito della malavita romana e dei Nuclei armati rivoluzionari. La tesi dei “quattro ladri di polli ai tavolini di un bar” sostenuta dal legale del “Nero”, Giosuè Naso, è stata in parte confermata.
Orfini: “La mafia c’è ed è ben radicata”
Ma davvero la mafia a Roma non esiste? L’infiltrazione di un sistema corruttivo a più livelli nell’amministrazione romana è davvero riconducibile al rango di “delinquenza comune”? Non la pensa così il presidente del Partito democratico, Matteo Orfini: “Possiamo reagire in tanti modi alla sentenza di ieri – ha spiegato in un articolo su ‘Left Wing’ -, tutti ovviamente comprensibili e legittimi. Ma il più sbagliato è quello forse più diffuso in queste ore: sostenere che si dovrebbe chiedere scusa a Roma perché Roma non è una città mafiosa. Lo dico da romano innamorato della mia città: a Roma la mafia c’è. Ed è forte e radicata”. E, secondo Orfini, non è una mafia celata, invisibile o, semplicemente, immaginata: “Basta fare una passeggiata in centro e contare i ristoranti sequestrati perché controllati dalla mafia, o nei tanti quartieri in cui le piazze di spaccio sono gestite professionalmente, con tanto di vedette sui tetti e controllo militare del territorio. Basta spingersi a Ostia e seguire le attività degli Spada, o andare dall’altra parte della città dove regnano i Casamonica. Basta leggere le cronache per trovare la mafia ovunque”.
Criminalità Capitale
Quella affrontata come tale nel corso del lunghissimo maxi-processo, però, non sarebbe mafia, non c’è nessun 416bis: “Vedremo cosa stabiliranno i prossimi gradi di giudizio – ha proseguito Orfini – ma, come scrissi mesi fa, cambia davvero poco. A Roma la mafia c’è e ha dilagato usando la corruzione come grimaldello… Farebbe piacere anche a me poter dire che la mafia a Roma non c’è. Ma sarebbe una bugia. Io sono orgoglioso di essere romano”. Che cadesse il 416bis, a quanto pare, non se l’aspettavano nemmeno loro: Buzzi e Carminati, il “rosso” e il “nero”, legati a loro dire da un’amicizia, oltre che da un interesse. Nelle parole del ras delle cooperative (“Avvocà, quando esco”) e in quelle stupite dell’ex Nar all’avvocato Ippolita Naso (“Avevi ragione tu, fammi uscire dal 41bis”), scorrono quasi tre anni di udienze, di interrogatori, intercettazioni, interdizioni da pubblici uffici e di ripetizioni di quella parola, “mafia”, che ora sarebbe da riservare ad altri contesti. Eppure, l’inchiesta avviata dal procuratore Pignatone qualcosa ha ottenuto: interrompere l’escalation criminale di un sodalizio che, associazione mafiosa o meno, le sue mani all’interno della pubblica amministrazione le aveva messe, riferendosi a problematiche sociali quali i campi rom o l’immigrazione come possibili business. Per questo, anche se un gruppo criminale non mafioso ma a delinquere, dalla XX sezione penale le pene arrivate in primo grado sono comunque alquanto severe.
Zingaretti: “Infiltrazioni mafiose ci sono”
E allora, alle parole di Orfini, fanno eco quelle del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: “Bisogna evitare il rischio di creare una grande confusione: ieri c’è stata una sentenza su una associazione, su un caso, che ha avuto l’esito che tutti conosciamo, ma questa sentenza non può essere utilizzata oggi per affermare che a Roma non ci sono infiltrazioni mafiose, perché queste ci sono, sono denunciate e conosciute. Basta fare un giro per le strade per riconoscere i locali che sono stati sequestrati”. Insomma, Mafia Capitale resta quello che, al di là di quanto riportato nel 416bis, è sempre stata: “Un pesantissimo e intricatissimo sistema criminale che per decenni ha tenuto sotto scacco la politica di Roma. Quindi si sveglia come si è svegliata il giorno prima: sapendo che l’unica strada è quella della legalità”.