Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, sarebbe finito sotto inchiesta nell’ambito dell’indagine della Procura sulla gestione e l’affidamento dell’Ippodromo delle Capannelle. Torna agli onori delle cronache, dunque, anche il principale impianto ippico della Capitale, dopo i fiumi d’inchiostro versati sul corrispettivo di Tor di Valle (in disuso da diversi anni): l’impianto situato lungo la via Appia Nuova è al centro di un procedimento d’inchiesta, aperto per abuso d’ufficio dal pm Erminio Amelio, a seguito di un esposto della Federazione nazionale trotto e dall’Unione proprietari trotto, riguardante la nuova pista e la sua conversione per la presenza di entrambe le specialità ippiche. La Procura, dopo aver fatto richiesta al pm Massimo Battistini, ha ottenuto altri 6 mesi per proseguire la sua indagine.
Stando a quanto riportato, a finire nel registro degli indagati assieme all’ex primo cittadino ci sarebbero anche alcuni membri della sua giunta, come il vicesindaco Sveva Belivso e altri assessori della vecchia amministrazione capitolina. Punto focale dell’indagine, le delibere a firma dell’allora sindaco (in particolare la 199 del 2016) che avrebbero permesso alla società “HippoGroup” di ottenere, dopo aver proposto il proprio preventivo, l’affidamento dell’intero impianto sportivo per una cifra di circa 66 mila euro all’anno. Secondo gli inquirenti, la somma in questione sarebbe da considerarsi eccessivamente esigua in relazione al valore reale e all’ampiezza dell’area dell’ippodromo, corrispondente a circa 170 ettari di terreno.
A questo si aggiungerebbe un ulteriore dato: secondo gli elementi emersi finora, accedendo a tale preventivo la società avrebbe evitato il fallimento e, inoltre, consentito al Comune di recuperare una parte dei crediti vantati per il mancato pagamento dell’affitto. Nei giorni scorsi, la stessa società “HippoGroup” era stata protagonista di una manifestazione presso il Mipaaf dopo la sospensione delle quattro sessioni di trotto previste per febbraio, di fatto interrompendo le attività dell’intero impianto per oltre un mese. Anche due dirigenti della società gestente risulterebbero indagati nell’ambito della stessa inchiesta, rispettivamente per truffa e appropriazione indebita, e per truffa aggravata dal conseguimento di erogazioni pubbliche.