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Il processo a Raggi entra nel vivo

Entrerà nel vivo questa settimana il processo contro Virginia Raggi per il caso nomine. La sindaca è imputata per falso il relazione alla nomina, poi revocata, di Renato Marra (fratello dell'ex braccio destro Raffaele) alla guida della Direzione turismo del Campidoglio. 

Processo

La sentenza di primo grado è attesa il prossimo 10 novembre. Ma il 23 e il 25 ottobre si svolgeranno due udienze decisive per Raggi e, forse, per il futuro della prima giunta a 5 Stelle della storia della Capitale. Martedì a deporre come testimone dovrebbe essere la stessa prima cittadina, mentre giovedì toccherà a Marra, che probabilmente si avvarrà della facoltà di non rispondere. Non è, però, escluso che l'ordine delle udienza possa essere invertito. 

Nodo politico

Per Raggi il passaggio delle prossime due settimane è cruciale, soprattutto in termini politici. Lo scorso settembre è stata archiviata l'accusa di abuso di ufficio. Il reato di falso, da parte sua, non rientra fra quelli che secondo la legge Severino determinano la decadenza automatica delle cariche pubbliche. Discorso diverso per quanto riguarda il Codice etico del Movimento 5 Stelle, secondo cui qualunque condanna (compresa quella in primo grado) è “incompatibile” con il “mantenimento della carica“.  In caso di sentenza sfavorevole, dunque, la sindaca dovrebbe dimettersi. Da parte sua Raggi ha sempre ribadito di volersi attenere al codice.

Scenari

Il problema, sotto un altro aspetto, è che Roma è una patata bollente che nessun partito, al momento, vorrebbe maneggiare. Guardare le ultime amministrazioni per credere. Quella di centrodestra guidata da Gianni Alemanno ha concluso il suo mandato ma non è stata confermata dai romani (cosa mai avvenuta dal 1993 in poi), quella di Ignazio Marino è stata travolta dal repulisti avviato da Matteo Renzi all'interno del Partito democratico e non ha retto quando la politica e l'imprenditoria locale sono state travolte da Mafia Capitale. Quella guidata da Raggi, a sua volta, è partita tra mille incertezze e diversi rimpasti di giunta, fa i conti con le esangui casse del Comune, con l'emergenza rifiuti e quella criminalità (specie sul litorale), con le scorie di Mafia Capitale e, in ultimo, con lo scandalo legato allo Stadio della Roma, che ha portato all'arresto (fra gli altri) del presidente di Acea Luca Lanzalone, personaggio considerato vicino al M5s. La classe politica locale è stata fortemente scossa dalle inchieste della magistratura. Senza contare che il progetto politico della Lega in città, al momento, è ancora in una fase embrionale. Siamo così sicuri, dunque, che al di la delle frasi di circostanza esista un partito che abbia davvero voglia di governare la Capitale? Per questo non manca chi parla di un possibile piano B in caso di condanna della Raggi: proseguire la consiliatura senza le insegne del M5s, con l'attuale sindaca ancora in sella o, addirittura, sostituita temporaneamente dall'attuale vicesindaco, Luca Bergamo, apprezzato anche a sinistra. 

 

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