Torna a risplendere un autentico tesoro nella Basilica di San Pietro. Si tratta del meraviglioso Crocifisso ligneo risalente al XIV secolo che al termine di un restauro durato quasi 15 mesi, realizzato nella Sala Capitolare, sarĆ collocato nella cappella del SS. Sacramento. Il ritorno āufficialeā nella Basilica Vaticana ĆØ fissato per il 6 novembre, in occasione del Giubileo dei carcerati, quando sarĆ posto a lato del baldacchino del Bernini. Come ha detto il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica, in sede di presentazione dell’evento, āsarĆ per quei particolari pellegrini un bel segno di speranza e un messaggio di misericordiaā. E sarĆ anche la prima volta che Papa Francesco potrĆ ammirare la scultura restaurata.
Un capolavoro “nascosto”
L’opera risale alla prima metĆ del Trecento ed ha una perfezione anatomica impressionante, perfino nella parte posteriore, al punto che ĆØ visibile la spina dorsale. Ma nel corso dei secoli il Crocifisso ha subito interventi pesanti che ne avevano snaturato l’immagine rendendola illegibile. Il corpo era stato ricoperto da 9 strati di vernice scura, fino a renderlo quasi bronzeo, mentre sul perizoma, come ha spiegato la professoressa Lorenza D’Alessandro che ha curato il restauro, insieme al marito Giorgio Capriotti, ne sono stati stesi addirittura 15 āperchĆ© era la parte piĆ¹ chiara e attaccata dai tarliā. La corona di spine era stata sostituita da una di corde. Il corpo del Cristo ĆØ intagliato in un unico tronco di noce. La testa ĆØ fissata con pioli di corniolo mentre le braccia si innestano con un sistema detto āa tenone e mortasaā.
L’autore
āIl Crocifisso ĆØ un’opera di straordinario valore storico, artistico e devozionaleā ha spiegato mons. Vittorio Lanzani, delegato della Fabbrica di S. Pietro. L’autore non ĆØ certo ma fonti letterarie della fine del Cinquecento attribuiscono la scultura a Pietro Cavallini (morto intorno al 1330) che Vasari definƬ ādevotissimo e amicissimo de’ poveriā e che in vecchiaia si dedicĆ² con tanto fervore alla religione āmenando vita esemplare che fu quasi tenuto santoā. Allo stesso artista si attribuisce il Crocifisso di S. Paolo fuori le mura, stilisticamente molto vicino a quello di S. Pietro, che secondo la tradizione parlĆ² a S. Brigida. Il Crocifisso, che pesa 72 chili, ha dimensioni maggiori del reale: misura 2,15 metri di altezza e l’apertura delle braccia ĆØ di 1,96.
Una storia travagliata
In quasi sette secoli ha trovato nove diverse collocazioni nella Basilica. All’inizio fu posto sopra l’altare dei SS. Simone e Giuda, uno dei sette āprivilegiatiā. Qui fu anche oltraggiato dai Lanzichenecchi durante il Sacco di Roma. Durante i lavori per la nuova Basilica fu posto sopra l’altare di S. Petronilla. Dopo vari spostamenti, fu collocato nella cappella detta appunto del Crocifisso fino al 1749 quando lasciĆ² il posto alla PietĆ di Michelangelo e fu risistemato nella Cappella delle reliquie. Col tempo, il Crocifisso venne sottratto alla devozione dei fedeli e quasi dimenticato, soprattutto dopo che la stessa Cappella divenne praticamente inaccessibile perchĆ© durante il pontificato di Pio XI (1922-1939) vi fu costruito l’ascensore che collega S. Pietro con il palazzo apostolico. Ora, su proposta del card. Comastri, il Crocifisso sarĆ collocato sulla parete di sinistra della Cappella del SS. Sacramento. Una scelta dettata prima di tutto da motivi spirituali. I fedeli, entrando potranno incrociare lo sguardo di Cristo, che appare segnato dalla morte, quasi nell’ultimo spasmo. Nonostante abbia il segno della lancia nel costato, gli occhi sono aperti, con una forza espressiva impressionante. Inoltre, la presenza accanto all’Eucarestia nel Tabernacolo favorirĆ ulteriormente la preghiera. Ci sono perĆ² anche motivi pratici, perchĆ© l’ambiente, sorvegliato ma accessibile, con idonei e stabili valori di temperatura e umiditĆ , favorirĆ la conservazione di quest’opera delicatissima.
L’opera di restauro
Il restauro, costato circa 60.000 euro, ĆØ stato eseguito con l’ausilio di indagini scientifiche, come il rilievo tridimensionale effettuato dall’UniversitĆ di Roma Tre, e l’impiego di tecnologie sofisticate, dal laser alle soluzioni chimico-fisiche piĆ¹ moderne, sotto il controllo di microscopi all’avanguardia. In tal modo sono stati rimossi, uno alla volta, i vari strati dalla superficie: quattro puliture selettive che hanno permesso di restituire la superficie originaria al 90%. In pratica, per pulire una superficie complessiva di circa 3,25 mq, ĆØ come se si fosse intervenuti su 13 mq. In questa occasione ĆØ stata anche realizzata una nuova croce, con la forma ispirata a quella medievale, ovvero con i bracci che terminano in forma semicircolare. Il legno, proveniente da un secolare albero di noce cresciuto nei pressi del santuario di Montemisio, in provincia di Ascoli, e stagionato per oltre 30 anni, ĆØ stato donato da un benefattore e lavorato nel laboratorio di falegnameria della Fabbrica di S. Pietro.