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I romani hanno sete? Si bevano il Tevere

Dai rubinetti di casa dei romani e degli altri abitanti della provincia romana potrà uscire l'acqua del fiume Tevere. Non è fantascienza, ma la strategia su cui stanno già lavorando Acea, Comune di Roma e Regione Lazio per far fronte a eventuali crisi idriche di 111 comuni della provincia di Roma: cioè 3,9 milioni di persone, il 67% dell'intera popolazione laziale.

Il progetto

Il progetto sarebbe di costruire – come riferisce IlCaffé.tvun mega-potabilizzatore su un'ansa del Tevere, “accanto al controverso depuratore Roma Nord, sequestrato in passato per scarichi illegali”. L'impianto sostituirà i prelievi che erano garantiti dal lago di Bracciano e bloccati a luglio 2017. Il cantiere del grande impianto è già avviato e si trova nel quartiere di Grottarossa, quadrante settentrionale della città. Il mega-potabilizzatore dovrebbe sostituire un impianto preesistente denominato ‘Tevere Grottarossa 2’ che dagli anni ’90 succhia acqua dal fiume, la chiarifica e ne ricava acqua non potabile per annaffiare parchi e ville della Città eterna e del Vaticano. In considerazione del fatto che il Tevere è ad oggi un fiume fortemente inquinato (dove scaricano acque di fogna e reflui civili e industriali di Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio), IlCaffe.tv rileva che il progetto potrebbe avere difficoltà di realizzazione perché una legge regionale (la 42 del 2007) sottolinea che “sono vietati gli scarichi di acque reflue industriali in acque superficiali (quali i fiumi, ndr) utilizzate o destinate ad essere utilizzate per la produzione di acqua potabile […] gli scarichi in essere dovranno essere condottati a valle dell’opera di presa”.

L'acqua inquinata nel Lazio

La Regione Lazio sembra avere un rapporto difficile con l'acqua da anni. Nel 2014 la Commissione Ue ha aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia per la contaminazione dell'acqua da arsenico e fluoro, in particolare nel Lazio, irrisolto nonostante la concessione di tre deroghe di tre anni ciascuna. Più di recente – come riportato da Repubblica – si è evidenziato che sono 110 e concentrati in Lazio (90) e Toscana (11) i Comuni in cui la concentrazione di arsenico nell'acqua non riesce ancora a rientrare nei limiti stabiliti dalla legge, cioè 10 microgrammi per litro e quindi possono godere di una deroga che alza il limite massimo a 20.

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