La vicenda legata alla realizzazione dello Stadio della As Roma si tinge di giallo. Il Comune, nel trasmettere alla Regione Lazio il progetto definitivo dell’impianto da realizzarsi a Tor di Valle, ha, infatti, omesso di allegare la dichiarazione di conformità alla delibera del 2014 sulla pubblica utilità. Scrive, a tal proposito, via della Pisana: “Il Comune di Roma Capitale ha trasmesso il progetto del nuovo Stadio della Romapresentato dalla Società Euronova il 30/5/2016. Nella nota di presentazione del progetto manca l’espressione del parere di conformità alla delibera votata dal Consiglio comunale con la quale si dichiarava la pubblica utilità dell’opera e si evidenzia esclusivamente il permanere di alcune carenze di documenti ed elaborati. Nella nota di accompagno al progetto, a firma del Direttore del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica di Roma Capitale e a seguito del lavoro svolto dal gruppo interdipartimentale, sono allegate inoltre, le relazioni dei dipartimenti interessati. Nei prossimi giorni gli Uffici della Regione esamineranno l’intera documentazione pervenuta”.
In un Paese normale, nel quale la burocrazia non si trasformi in arma politica, l’omissione potrebbe essere ricomposta ricorrendo al principio del “tacito consenso”. In sostanza il Comune, avendo trasmesso la documentazione, sottintenderebbe la piena approvazione del progetto, compresa la pubblica utilità. Ma in Italia questa mancanza potrebbe trasformarsi in un rimpallo di responsabilità sul progetto tra i due enti. Per questo è possibile che la Regione Lazio, al termine dei 5 giorni previsti dalla legge per l’esame della documentazione, non avvii la Conferenza dei Servizi ma chieda l’integrazione. Lo scoglio potrebbe essere superato dalla stessa Roma Capitale: basterebbe compilare la dichiarazione di conformità e inviarla alla Pisana. Ma la governance grillina del Campidoglio ha già annunciato che ogni parere sarà fornito solo nel corso della stessa Conferenza dei Servizi, la quale, però, potrebbe non svolgersi mai se l’ente territoriale deciderà di far valere il cavillo. E il progetto da 1,7 miliardi di euro rischia di trovarsi di nuovo impantanato.