Luca Lanzalone deve dimittersi. L'ordine arriva dal massimo livello del Movimento 5 Stelle: Luigi Di Maio. “E' ancora il presidente di Acea – ha detto il ministro del Lavoro a Radio Rtl 102.5 – mi aspetto nelle prossime ore che faccia questo gesto”. Chi sbaglia, ha aggiunto, “deve pagare. Non c'è presunzione di innocenza per reati così importanti”.
L'arrivo a Roma
Dell'approdo di Lanzalone alla corte di Virginia Raggi ha parlato, nel corso di un'intervista a Repubblica, Roberta Lombardi. “A portarlo a Roma – ha raccontato – è stato il gruppo che si occupava degli enti locali”, ricorda Roberta Lombardi (M5S), intervistata da Repubblica. L'ex candidata alla Regione Lazio assegna le responsabilità della vicenda a “chi ha portato Lanzalone a contatto con il Movimento, affidandogli incarichi delicati e facendolo diventare presidente di Acea. Lanzalone è entrato in contatto con il gruppo che gestiva gli enti locali, da Livorno, dove ha lavorato bene per il risanamento dell'Aamps, fino a Roma, dove dopo il caso Marra fu messo a controllare tutto quello che Raggi aveva firmato nei mesi in cui lo aveva avuto come braccio destro”. Lombardi si è detta “esterrefatta” dalla notizia “sia dell'arresto che dell'indagine su Ferrara. Mai avrei pensato che degli episodi del genere potessero riguardare il mio Movimento. La differenza tra noi e gli altri dev'essere nella reazione“. L'augurio è che “la magistratura faccia celermente le sue indagini per la verità giudiziaria e che i 5 stelle individuino le responsabilità politiche e si faccia ammenda“.
Parnasi
Parlando di Parnasi, afferma poi che “quel che si comprende dalle carte è che Parnasi stava tentando un'opa sui politici romani, muovendosi a 360 gradi e avvicinando anche alcuni del Movimento, ma non me o candidati regionali, l'ho incontrato solo una volta, alla Camera, in trasparenza; congedandosi, ha detto: mi faccia sapere se ha bisogno di qualcosa, non l'ho mai più cercato, visto o sentito da allora”.