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Corruzione a Rebibbia, favori in cambio di denaro: arrestate due guardie e un detenuto

Avrebbero “favorito” un detenuto, fornendogli informazioni vietate e, dietro promessa di pagamento, procurandogli beni di vario genere: questa l’accusa lanciata a due guardie penitenziarie della Casa circondariale di Rebibbia, ed emessa dal Gip del Tribunale di Roma, assieme all’ordinanza di custodia cautelare per i due e per il loro “complice”, già recluso all’interno del Carcere. L’indagine, particolarmente elaborata, è stata condotta dalla Direzione distrettuale antimafia e dal Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria, e si è conclusa con la disposizione delle ordinanze di arresto per i tre indagati: per i due agenti è stata disposta la misura restrittiva degli arresti domiciliari.

Secondo quanto emerso dalle analisi degli investigatori, i due avrebbero sviluppato un particolare rapporto con il detenuto, arrivando a far passare notizie sugli esiti dei processi a suo carico o riguardo permessi premio, favorendo l’uomo anche attraverso la fornitura di alcuni oggetti all’interno del carcere e nel luogo dove svolgeva la sua attività lavorativa in stato di semilibertà. Peraltro, nel 2015, lo stesso detenuto uscì dal carcere senza presentarsi sul posto di lavoro, né rientrando nella struttura nell’orario previsto, subendo successivamente un’altra indagine per reato di evasione.

L’accusa per le due guardie, entrambe impiegate con il ruolo di assistente capo, è quella di corruzione, per aver concesso favori in cambio di premi in denaro (mai concessi). L’indagine ha rilevato l’esistenza di conti bancari appositamente aperti al fine di far circolare denaro utile nel mantenimento del rapporto corruttivo e alle elargizioni di denaro provenienti dal detenuto. A gravare su di loro, inoltre, l’accusa di aver divulgato, ad altri operatori, notizie sulla sua buona condotta, nonché di aver rivelato all’interessato informazioni sul rinvenimento di un telefono cellulare in possesso di un altro detenuto.

Sullo sfondo, al di là della promessa di pagamento, anche la ventilata possibilità di un impiego o, a ogni modo, di una forma di partecipazione per i due poliziotti penitenziari nell’attività gastronomica del detenuto. A seguito dell’emersione di tali scenari, la Procura ha disposto la perquisizione all’interno degli appartamenti degli indagati, così come nell’alloggio della moglie del recluso (ora trasferito, da Rebibbia, all’interno del Carcere di Cremona) a Crema.

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