Si profila una nuova emergenza rifiuti per la Capitale che, fino a metà della prossima settimana, sarà costretta a fare i conti con la chiusura provvisoria degli impianti di smaltimento di Colleferro, a sud della città. Il che, in sostanza, significherebbe lo stop alla raccolta di due terzi dei rifiuti capitolini prodotti giornalmente, rischio già palesato da Ama, riportando Roma a una situazione potenzialmente da allarme rosso. La chiusura della discarica di Colleferro, che da sola smaltisce circa mille tonnellate giornaliere di rifiuti provenienti dai Tmb della Capitale, è stata disposta dal pm che indaga sulla morte di un operaio 63enne, avvenuta due settimane fa a causa dell'urto contro un compattatore, mentre lavorava su una delle strutture dell'impianto. A preoccupare, più che la chiusura in sé (effettuata per permettere agli inquirenti di svolgere un'indagine geognostica) è la sua anticipazione visto che, in origine, lo stop momentaneo alle attività era previsto più in là (orientativamente alla fine del mese prossimo). Tempo relativamente ristretto ma che avrebbe forse consentito alle varie amministrazioni territoriali di far fronte in modo ragionato all'emergenza.
Soluzioni alternative
Ora, con i sigilli (posti per la seconda volta in meno di un mese) che hanno fermato a strettissimo giro le attività di smaltimento, secondo la municipalizzata dei rifiuti Roma rischia la paralisi, considerando l'importanza fondamentale della discarica per la chiusura del ciclo dei rifiuti capitolini. Un compito essenziale che, come fatto trapelare dall'assessorato all'Ambiente della Regione Lazio, gli altri impianti del territorio non sono in grado di smaltire. In sostanza, in attesa che l'indagine produca la documentazione richiesta, Ama rischia di dover lasciare in strada la maggior parte dei rifiuti, con la città divisa tra l'allerta sanitaria e la possibilità di sovraccarico degli impianti di compostaggio in città. Una coincidenza di fattori che costringerà la municipalizzata a correre ai ripari, “al fine di scongiurare il determinarsi di una situazione di emergenza e di eventuale rischio igienico-sanitario, richiedendo l'immediata individuazione di uno o più siti alternativi”. Al momento, l'emergenza dovrebbe riguardare un periodo contenuto (non più di una settimana) anche se, in caso di prolungamento del lavoro degli inquirenti, la riapertura del sito di Colle Fagiolara sarà vincolata ai tempi dell'indagine, ritardando a data da destinarsi la rimessa in funzione. Un'ulteriore variabile dell'allerta, e neanche la meno temuta.