Seconda condanna per Raffaele Marra, dopo quella per corruzione del 13 dicembre dello scorso anno. L'ex braccio destro del sindaco di Roma Virginia Raggi, riportano le agenzie, alla lettura della sentenza che gli infligge un anno e quattro mesi reclusione, non avrebbe dato alcun segno di reazione. Era stato rinviato a giudizio lo scorso 9 gennaio per abuso d'ufficio nella nomina a capo del Dipartimento Turismo dell'amministrazione capitolina di suo fratello Renato, all'epoca vicecomandante della Polizia locale di Roma. La nomina fu in seguito congelata dal sindaco della Capitale e infine revocata. L'inchiesta colpì anche il primo cittadino capitolino, con l'accuso di falso in atto pubblico. Raggi è stata assolta lo scorso novembre .
La vicenda
L'ex alto funzionario sarebbe intervenuto per far sì che il fratello si vedesse assegnare l'incarico, ha sostenuto il pubblico ministero Francesco Dall'Olio davanti ai giudici dell'ottava sezione del Tribunale penale di Roma. Che hanno accolto l'impianto accusatorio e quasi interamente la richiesta di condanna, che il pm aveva chiesto consistesse in due anni di reclusine per l'ex capo del gabinetto comunale. Secondo l'accusa, Marra ha avuto “un ruolo assolutamente attivo” nell'istruttoria per la nomina del fratello e fu “fondamentale”. Il passaggio dalla Polizia locale al Turismo al Campidoglio avrebbe salto di avanti nella qualità della vita di Renato Marra, che si sarebbe visto aumentare lo stipendio di 20mila euro lordi all'anno. I due fratelli, per l'accusa, preparaono tutte le mosse fin nei minimi dettagli, facendo finire a processo anche il sindaco. In quella vicenda infatti avrebbero agito insieme all'insaputa della Raggi, come ha scritto il giudice monocratico Roberto Ranazzi nelle motivazioni dell'assoluzione del primo cittadino: “Quella nomina sarebbe stata studiata a tavolino dai Marra già nell'estate di quell'anno, con la compartecipazione incolpevole dell'assessore al Commercio Adriano Meloni e dell'avvocato Antonio De Santis”, delegato del primo cittadino per le relazioni sindacali. Per Dall'Olio, Raffaele Marra avrebbe giocato così la sua partita all'oscuro della sindaca: “Il reato con dolo intenzionale si è consumato nella riunione del 26 ottobre 2016 nell'ufficio di Raffaele Marra che all'avvocato Antonio De Santis e all'assessore al Commercio Adriano Meloni fece il nome del fratello per il quale adottò un comportamento preferenziale che determinò un'ipotesi di vantaggio economico ingiusto in relazione alla mancata chance degli altri concorrenti per quella nomina”. L'esito di quella proposta fu che “la riunione si chiuse col gradimento di Meloni per la scelta del nome e la comunicazione della notizia a Renato che, avendo certezza del posto, inoltrerà la domanda“. Ignara di questa di questa, mossa Raggi dichiarò all'Anticorruzione che in merito alla nomina del fratello Marra non prese parte alla fase istruttoria e venne processata per falso. Fino all'assoluzione perché il fatto non costituisce reato del 10 novembre 2018.