Lo splendore del passato torna a vivere sulle ali della più moderna tecnologia. È Caracalla IV dimensione: indossando uno speciale visore, il complesso termale voluto da Marco Aurelio si trasforma nel primo grande sito archeologico italiano interamente fruibile in 3D.
Superbe rovine
Grazie alla terza dimensione, le affascinanti rovine in laterizio romano si ricoprono di marmi, mosaici policromi e di sculture antiche, proprio come dovevano apparire nel 416 d.C., all’epoca dell’inaugurazione. Al contempo, riprendono vita le acque cristalline della Natatio; l'immensa sala del Frigidarium, che ritrova le magnifiche volte alte più di cinquanta metri i lucidi pavimenti intarsiati e la grande fontana rossa; la superba palestra con la grande statua del Toro Farnese, che dopo secoli sembra magicamente tornata al suo posto.
Viaggio nel tempo
Frutto di un meticoloso lavoro storico e scientifico fatto in collaborazione da soprintendenza speciale di Roma e Cnr che hanno ripercorso gli studi degli ultimi trent'anni, il progetto, intitolato “Caracalla IV dimensione”, è stato promosso da Soprintendenza e Coopculture, che lo ha finanziato con un investimento di 100 mila euro. Caracalla 3D dà “In pratica la possibilità per tutti di fare un viaggio a ritroso nel tempo”, spiega su Ansa il soprintendente dei beni archeologici di Roma, Francesco Prosperetti.
Il percorso si articola in 10 tappe – di cui sei con realtà virtuale – basate su rigorosi studi filologici e curate per la parte scientifica dalla direttrice Marina Piranomonte. Inoltre, alle immagini virtuali tout court, si aggiungono “immagini vere, riprodotte in tre dimensioni, di statue, oggetti, particolari architettonici che non sono più in situ e che tornano a Caracalla per questo progetto innovativo”, come ha spiegato su Arte.it il soprintendente.
“La cosa più importante che pensiamo di avere ottenuto è l'effetto di comprensione delle strutture antiche”, fa notare l'esperto del Cnr Francesco Antonucci, sottolineando che il progetto ha reso “portabile” la realtà virtuale e si avvale di una tecnologia “sostenibile”, facile da gestire e facile da usare “per ogni tipo di turista”.
Patrimonio universale
Entusiasta del risultato la direttrice e archeologa del sito: “La biblioteca l'ho scavata nel 1987 – racconta Piranomonte – allora una tecnologia così non era nemmeno pensabile, l'unica cosa erano i disegni. Oggi, con questo lavoro, trent'anni di studio e di ricerca diventano patrimonio di tutti”.