“Preso atto, attraverso una chat, dell’intenzione della sindaca di nominare altri due assessori (uno con delega ai lavori pubblici e l’altro con delega al Patrimonio e politiche abitative), senza avermi neanche informato, ho ritenuto di rimettere formalmente a disposizione della sindaca le deleghe attinenti al Patrimonio già da stamattina”. Così, con una punta di amarezza che traspare dalle parole, l’assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo, annuncia in una nota la sua intenzione di rimettere le sue deleghe al patrimonio, giustificando la sua scelta con la volontà di concentrarsi “con ancor maggior impegno, per garantire la solidità dei conti di Roma Capitale in modo così da consentire alla sindaca di attuare il programma di rilancio della Capitale”.
Le dichiarazioni di Mazzillo
Le incombenze sul patrimonio passano, almeno per il momento, alla sindaca di Roma, Virginia Raggi che, nelle prossime ore, dovrà decidere se continuare la collaborazione con l’assessore. Certo è che, già nei giorni scorsi, la questione legata alle dichiarazioni di Mazzillo al “Corriere della Sera” sulla linea operativa del Campidoglio e sulle ripercussioni finanziarie di un eventuale fallimento di Atac, avevano fatto alquanto discutere, costringendo lo stesso delegato al Bilancio a fare dietrofront, spiegando il travisamento delle sue affermazioni e la sua piena aderenza al programma della giunta. La decisione dell’assessore segue di pochi giorni la medesima scelta legata alle deleghe relative alla Casa. Per questo, a Palazzo Senatorio, sarebbe già in corso la ricerca per una nuova figura assessoriale al quale affidare il settore della Casa e del Patrimonio, da inserire probabilmente dopo Ferragosto.
Fratture
A questo punto, la permanenza in giunta di Mazzillo resta un’incognita. In questi giorni sono attesi nella Capitale sia Beppe Grillo che Casaleggio Jr, proprio per un confronto e, probabilmente, una decisione sugli scenari futuri della squadra amministrativa. Nonostante la retromarcia pressoché immediata, le dichiarazioni di Mazzillo (soprattutto quelle relative alla presenza di troppi uomini di Milano nella squadra di governo della Capitale e nelle società partecipate dal Comune, riportate dal “Messaggero”) avevano creato una frattura piuttosto evidente con il resto della giunta, portando la sindaca a invitare coloro in polemica con l’azione dell’amministrazione ad “andare via”.