La voce degli ultimi

venerdì 1 Novembre 2024
13.8 C
Città del Vaticano

La voce degli ultimi

venerdì 1 Novembre 2024

“Bird Song”, al Maxxi le opere di Kemang Wa Lehulere

Il Maxxi di Roma ospita la prima mostra personale di Kemang Wa Lehulere, emergente artista sudafricano vincitore del Deutsche Bank 2017. Nelle sale romane, dove l’estemporanea sarà visibile fino al 26 novembre, il giovane presenta i lavori (installazioni, video, dipinti, disegni, musica) grazie ai quali è riuscito ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento.

“Bird Song”

Ad illustrare le caratteristiche della mostra è Britta Farber, capo curatrice del dipartimento di Arte, Cultura e Sport di Deutsche Bank. Il nome dell’esposizione, “Bird Song” descrive a tutti gli effetti la creatività e il valore simbolico delle opere di Kemang Wa Lehulere. La rassegna è in realtà una mostra itinerante, che lo scorso anno ha avuto una prima edizione presso la Deutsche Bank Kunsthalle di Berlino; dopo Roma farà tappa in Svizzera. “Ogni anno scegliamo artisti che, pur emergenti, abbiano già una loro rilevanza e per questo – dice Farber, che ha curato anche l’edizione italiana in collaborazione con Anne Palopoli – la selezione guarda al mondo intero”. A vincere il premio sono le giovani promesse dell’arte provenienti da diversi Paesi; Wa Lehulere, di Cap Town, classe 1984, si è fatto notare non solo per i suoi lavori, ma anche per la sensibilità e l’impronta civile che “Bird Song” esprime: “Questa è una mostra che è in sé una sorta di composizione personale, costituita da tante voci diverse e radicata nella terra d’origine dell’artista, il Sudafrica”, aggiunge la Farber.

Testimonianze dell’apartheid

Nelle opere esposte, e nelle approfondite ricerche che le hanno precedute, Kemang vuole testimoniare la società dell’apartheid, la realtà della segregazione che il giovane e tutta la sua famiglia hanno vissuto. In altre parole, la mostra è un progetto che si pone l’accento sulla dimensione comunicativa tra le sue opere e quelle di Gladys Mgudlandlu (1917-1979), artista autodidatta, tra i primi neri ad esporre le proprie opere in una galleria sudafricana negli anni ’60. Mgudlandlu dipingeva soprattutto paesaggi e uccelli, che le valsero il soprannome di “Bird Lady”, ma anche le critiche per non essersi schierata politicamente, e dopo la sua scomparsa fu dimenticata.

Un giovane artista

Come riporta l’Ansa, Kemang Wa Lehulere, cresciuto a Città del Capo nella stessa township della pittrice, ha scoperto che sua zia Sophia aveva visitato la casa di Gladys e ne ricordava i murales. Insieme a lei, ha così iniziato una ricerca sulle tracce di quei dipinti, riportandone alla luce alcuni che hanno ispirato il progetto di “Bird Song”. In mostra trovano dunque posto una serie di lavori dal titolo “Does this mirror have memory“, costituita da dipinti della Mgudlandlu ed elaborazioni disegnate con il gesso su lavagne nere dall’artista insieme alla zia. Un dialogo che sembra un’improvvisazione jazz, ma il fine non è di riabilitare la memoria di un’artista dimenticata, bensì di ristabilire un rapporto tra il presente e il passato del Sudafrica.

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario