Una vicenda dalle ripercussioni forti, che destabilizza più di quanto non possa sembrare una giunta già di per sé in difficoltà: il caso Berdini, esploso dopo le sue dichiarazioni riportate dal quotidiano “La Stampa” (e delle quali è stato successivamente diffuso un audio), pone il viaggio amministrativo dell’assessore all’Urbanistica su una nave ormai arrancante. La sindaca Raggi (per il momento) sembrerebbe orientata ad adottare la soluzione del commissariamento con affiancamento, lasciando l’assessore al suo posto ma in una sorta di libertà vigilata. Su come possa o meno proseguire il suo lavoro, giunti a questo punto, se lo è in un certo senso chiesto lo stesso Berdini, parlando a “Repubblica”. L’assessore dimissionario si è lasciato andare in uno sfogo che suona molto come un mea culpa, nemmeno troppo leggero: “Sto malissimo. I giornalisti mi assediano, ce li ho tutti qui sotto casa, ho dovuto staccare il cellulare e chiudermi dentro, senza più neppure la libertà di uscire a prendere una boccata d’aria”. Ma “la verità è che mi vergogno. Ho combinato un casino, provocato un danno non solo a me stesso, quello ormai mi interessa poco, ma a Virginia e a una squadra che proprio non lo meritava. In tarda età scoprire di essere un perfetto idiota è davvero un brutto risveglio”.
“Mi avrebbero cacciato lo stesso”
Nel corso del colloquio con il giornale, Berdini è tornato anche sulla vicenda che lo ha visto coinvolto, consapevole della sua pericolosa scivolata, ma altrettanto convinto che, in un modo o nell’altro, le diverse vedute avrebbero prima o poi significato una rottura: “Probabilmente fra un mese mi avrebbero cacciato lo stesso, dopo la fine della trattativa sullo stadio della Roma, che loro vorrebbero chiudere in un modo e io in un altro”. In un certo senso, il sapere come la sindaca sia alla ricerca di un suo potenziale sostituto, sembra sgravarlo da un ulteriore peso: “Almeno così finisce l’agonia, sarebbe forse la soluzione migliore”.
Il racconto
La sua rassegnazione, però, non gli impedisce di raccontare in maniera più dettagliata cosa è effettivamente accaduto nel colloquio incriminato: “Quel giorno… sono partito per Bologna, ho tenuto una conferenza, all’una ho ripreso il treno e sono arrivato a Roma alle quattro. Dopodiché sono andato a quella faticosissima assemblea nella sede dell’VIII municipio, durata quattro ore. Una volta finita, era tardi, un assessore cinquestelle mi ha presentato ‘sto ragazzo… abbiamo cominciato a parlare. Lui non mi aveva detto di essere un giornalista… Io mi sono abbandonato, riportando come un co…e dei pettegolezzi. Solo alla fine mi sono insospettito. E lui ha ammesso di fare il precario alla Stampa. Mi ha preso per sfinimento. Giurandomi che non avrebbe pubblicato nulla”.
Niente di tutto questo. Alla fine è venuto tutto fuori, in modo eruttivo e dilaniante, colpendo con forza una giunta già provata da 8 mesi di fuoco. E, mentre c’è una città che, in un modo o nell’altro, va gestita, gli umori dell’amministrazione sono tutt’altro che sereni. E per Berdini, commissariamento e toto-assessore non sono certo le principali preoccupazioni.
Raggi: “La riserva non è sciolta”
Nel frattempo, la sindaca ha annunciato di non essere tornata indietro sulla questione dimissioni: “Se mi fido ancora di Berdini? Non ho ancora sciolto la riserva”, ha spiegato Virginia Raggi al termine della ricorrenza delle vittime delle foibe in Campidoglio. La riunione di giunta del venerdì, comunque, non è stata partecipata dall’assessore. Sulla successione, il nome più papabile è quello dell’urbanista Emanuele Montini: “Lui già lavora con noi, è il capo staff dell’assessore Baldassarre”.