Quello che fino a qualche ora fa era dato come preventivabile, a quanto sembra, è ora un dato effettivo: il direttore generale di Atac, Bruno Rota, ha rassegnato le proprie dimissioni. Inizialmente, era stato riportato del ritiro delle sue deleghe da parte dell’amministratore unico della municipalizzata dei trasporti, Manuel Fantasia. Una decisione attesa, dopo le dichiarazioni rilasciate dal dg nelle sue interviste al “Corriere della Sera” e al “Fatto quotidiano”, nelle quali evidenziava la grave condizione economico-finanziaria dell’azienda e l’imminente avvicinarsi della soglia del crack. Rivelazioni che avevano provocato forti reazioni da parte del Campidoglio, con il netto dissenso del Movimento Cinque stelle, in particolare del presidente della Commissione, Enrico Stefano.
Dimissioni prima della bagarre
Nelle ore immediatamente successive alle dichiarazioni di Rota e alla successiva replica di Stefano (il quale aveva attaccato il dg sostenendo che per la sua linea d’azione nel risanamento di Atac era stata concessa carta bianca), era già filtrata l’ipotesi della sua rimozione, anche in virtù del commento in risposta al post del presidente della Commissione, nel quale accusava lui e parte della giunta di avergli parlato di “giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti. Sempre i soliti…”. Parole che suonavano molto come delle pressioni esercitate su di lui per presunte promozioni rapide e che avevano spinto la sindaca Raggi a valutare la sostituzione di Rota. L’ormai ex dg, però, ha fatto sapere all’agenzia Ansa di aver già presentato la sua lettera di dimissioni il 21 luglio scorso, annunciando nella giornata di oggi la loro accettazione, specificando di aver “mantenuto la notizia riservata, come mi era stato richiesto. Vedo però che questa correttezza viene ripagata con comportamenti non di pari correttezza e quindi sono costretto a precisare questa circostanza”. Una decisione, quindi, che sarebbe arrivata prima delle dichiarazioni oggetto della disputa e della successiva polemica con la giunta pentastellata.
Caccia al sostituto
Si chiude nel peggiore dei modi, quindi, l’avventura di Rota nel ruolo di direttore generale. Un epilogo ancora più amaro poiché, solo ad aprile scorso, era stata proprio la giunta Raggi a investirlo della carica (al termine di una selezione aperta), probabilmente lontana dal pensare ai futuri attriti legate alle condizioni dell’azienda e dal dover così presto procedere a una nuova ricerca di un candidato adatto a un ruolo che, non solo in virtù dei precedenti, diventa a questo punto quantomai delicato.