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Arrestato Massimo Nicoletti, figlio dell'ex cassiere della Banda della Magliana

Massimo Nicoletti, noto negli ambienti della malavita con il soprannome di “Barba”, è stato arrestato è stato arrestato dalla Guardia di Finanza, dopo essere rimasto coinvolto in un’indagine della Procura di Roma avviata nei confronti di 4 persone accusate di trasferimento fraudolento di beni volte ad aggirare la normativa antimafia sulla prevenzione patrimoniale. I finanzieri hanno inoltre sequestrato due società e le quote capitale di una terza, per un valore di oltre cinque milioni. Un nome di rilievo nell’ambito della criminalità romana, quello di Nicoletti, figlio dell’ex cassiere della Banda della Magliana, Enrico, e noto per numerosi precedenti legati al traffico di droga, all’usura e all’estorsione. Alle spalle, inoltre, una misura di prevenzione personale e patrimoniale.

Le società prestanome

A fronte di un’inchiesta avviata nel 2015, la Gdf ha messo in piedi un ampio sistema di intercettazioni telefoniche e ambientali, operando appostamenti e accertamenti economico-patrimoniali volti a individuare la rete di relazioni gestito da Nicoletti il quale, principalmente, operava nel settore dell’imprenditoria edile. Nei mesi scorsi, infatti, aveva investito circa 3 milioni di euro per la realizzazione di un importante complesso residenziale formato da 42 palazzine, attirando l’attenzione dei finanzieri per la dubbia provenienza del capitale, utilizzato attraverso due società (Koros Srl e Dama Investment Srl), rispettivamente impiegate per l’acquisto degli immobili e per l’alienazione delle abitazioni agli acquirenti finali.

I sequestri

Entrambe le società, ora sotto sequestro, erano di fatto entrambe gestite da Nicoletti, il quale se ne riservava il controllo nonostante l’impiego fittizio di amministratori, identificati come prestanome e operanti in favore di altri due noti pregiudicati. Anche questi ultimi celavano i loro ingenti proventi di sospetta provenienza (entrambi hanno precedenti legati al traffico di stupefacenti, all’estorsione e ad altri reati) attraverso l’intestazione delle partecipazioni societarie a congiunti e soggetti contigui. Gli inquirenti hanno eseguito il sequestro preventivo del capitale sociale, delle quote societarie e del compendio aziendale (per intero) di entrambe le aziende, oltre al patrimonio (ingente) della Koros, la quale disponeva di 42 beni immobili in zona Vermicino (13 villini e 29 box).

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