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A rischio mensa e dormitorio Caritas

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I locali non sono a norma? Bene, allora meglio lasciare che i poveri si arrangino. E' il senso di quanto sta accadendo ad Ostia dove rischiano di chiudere la mensa e il dormitorio promossi dalla Caritas diocesana. A portare alla luce questa ennesima storia di disinteresse dell'amministrazione capitolina verso gli “scartati” (basta ricordare gli enormi ritardi del piano freddo) è stato l'appello pubblico rivolto al Comune di Roma dai parroci che guidano le otto comunità del litorale – Sant’Agostino, Santa Monica, Sant’Aurea, San Nicola di Bari, Santa Maria Regina Pacis, Santa Maria Stella Maris, Nostra Signora di Bonaria, San Vincenzo de’ Paoli – affisso in tutte le chiese e distribuito ai fedeli domenica scorsa.

“Il Comune di Roma – scrivono i parroci – non finanzia da più di un anno né la mensa (che fornisce più di 200 pasti ogni giorno), né il centro di ascolto, né il dormitorio (che ospita circa 60 persone)”. Nell’appello si spiega che “il motivo ufficiale è che i locali della ex Colonia Marina Vittorio Emanuele (di proprietà del Comune) non sono a norma per permettere una gara di aggiudicazione di un qualsiasi servizio e quindi la Caritas diocesana non può partecipare ad alcun bando di concorso per avere dei contributi di aiuto”. Ok, si cerca un'alternativa? Nemmeno per sogno. “Finora – spiegano ancora i parroci –  il Comune non ha offerto alcuna alternativa pubblica valida per spostare i tre servizi all’interno di Ostia, in altra struttura idonea o adattabile, nonostante si tratti di un servizio sociale in cui la Caritas fornisce solo supplenza a servizi sociali che dovrebbe essere a carico della Pubblica amministrazione”.

Nell'appello si evidenzia come le spese che da un anno sono state sostenute per permettere la continuità del funzionamento dei centri “ammontano a circa 20mila euro al mese e finora sono state interamente garantite dalla Chiesa di Roma che, anche attraverso le parrocchie, garantisce la presenza di volontari”. Ma i sacerdoti avvertono che “non si sa fino a quando questa spesa potrà essere sostenuta” e che, quindi, “l’alternativa non potrà che essere la chiusura di tali servizi, con gravi ripercussioni per le urgenze del territorio ostiense, già così disagiato da anni”.

L’appello delle comunità parrocchiali si conclude dicendo che “dopo tanti mesi di inutili tentativi di trovare una soluzione accettabile e vista l’apparente e continua indifferenza dell’amministrazione comunale per le estreme povertà del territorio, è giusto che tutti siano messi al corrente della cosa”.

Anche il direttore della Caritas, mons. Feroci, ha espresso la sua preoccupazione. “Da due anni stiamo dialogando con il Comune – ha dichiarato ad Avvenire – ma senza frutto al momento”. Giunta Raggi, se ci sei batti un colpo.

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