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È ufficiale: Papa Francesco va in Giappone

Novembre in Giappone è il mese è ideale per ammirare il koyo, il ciclico “cambio delle foglie” che sancisce, in maniera poetica, l'inizio della stagione autunnale. Non c'è metafora migliore di tale cambiamento ciclico per accogliere il prossimo viaggio di Papa Francesco nel Paese. Lo ha reso noto quest'oggi la Japanese Broadcasting Corporation, ripresa dal sito di informazione vaticana Il Sismografo, secondo cui il Pontefice visiterà il Giappone dal 23 al 27 novembre prossimi in un itinerario che lambirà le città di Tokyo, Hirosima e Nagasaki. Durante il viaggio apostolico, il Pontefice incontrerà il neo-eletto imperatore Naruhito e il primo ministro, Shinzo Abe. Il 25 novembre, il Pontefice presiederà la celebrazione Eucaristica in Giappone presso il Tokyo Dome. 

Il sogno giapponese di Francesco

Come già aveva dichiarato il direttore 'ad interim' della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, nella conferenza stampa dello scorso 23 gennaio, “come il Santo Padre ha detto in altre occasioni, il suo desiderio di recarsi in questo Paese è grande”. Il Pontefice nutre una profonda ammirazione per la cultura e storia del Giappone. Fresco di ordinazione sacerdotale, desiderò ardentemente di fare il missionario nel Paese, ma i suoi superiori non glielo concessero a causa della salute cagionevole. Sin dai suoi primi anni di pontificato, non ha nascosto l'ammirazione per i primi missionari giunti nel Paese nel sedicesimo secolo, tanto quanto per i martiri che hanno sofferto le successive persecuzioni anti-Cristiane. Durante la sua visita nel Paese del Sol Levante, è probabile che il Santo Padre visiterà il Monumento e il Museo dei 26 martiri di Nagasaki, eretto in memoria dei Cristiani giustiziaiti nel 1597. A Hirsoshima, altro luogo simbolo dell'esplosione atomica del 1945, è probabile che il Papa porrà attenzione sugli eventi di quegli anni. Nel gennaio 2018, sull'aereo che, da Santiago, lo portava in Cile e Perù, Papa Francesco distribuì ai giornalisti una foto scattata a Nagasaki nei giorni susseguenti l’esplosione dell'ordigno atomico, che ritraeva un bambino scampato all’olocausto nucleare mentre sorreggeva il corpo senza vita del fratellino. Il Pontefice vi fece apporre il commento “…il frutto della guerra“, autografando in calce. Il Pontefice allora dichiarò di essere rimasto completamente colpito dalla foto tanto da volerla condividere “perché commuove più di mille parole“.

Sulle orme dei Gesuiti

Dalla Compagnia di Gesù emersero diversi uomini le cui vite s'intrecciarono alla storia del Giappone. Tra i pionieri, si annovera San Francesco Saverio, sodale del fondatore dell'Ordine, Ignazio di Loyola, e sepolto presso l'isola di Sancian nel 1552. Le sue Lettere sono pregne del desiderio di evangelizzare i popoli del Levante. Grazie alla sua presenza, negli anni successivi crebbe la comunità di missionari in Giappone, la cui ammirazione nei confronti dell'antica cultura dei popoli consentì fare da ponte tra Oriente e Occidente. Un modello contemporaneo di tale incontro fu padre Pedro Arrupe, Preposito Generale della Compagnia di Gesù. Arrupe era maestro dei novizi a Hiroshima quando, il 6 agosto 1945, fu sganciata la bomba atomica sulla città. Per aiutare la popolazione, il Arrupe tramutò il noviziato in un ospedale da campo e, grazie ai suoi studi medici, fu in grado di aiutare molti feriti. La detonazione della bomba e la dedizione agli ultimi segnarono la vita del presule gesuita, spingendolo a reinterpretare la missione della Compagnia al servizio della fede e alla propmozione della giustizia. Alla morte di padre Arrupe, tra le figure che condussero l'Ordine nella transizione verso l'elezione del preposito Peter-Hans Kolvenbach ci fu il gesuita Giuseppe Pittau. Rettore della Pontificia Università Gregoriana e cancelliere della Pontificia accademia delle scienze e della Pontificia Accademia delle scienze sociali, il gesuita sardo fu tra i pochi ad essere insignito dall'imperatore giapponese della più alta onorificenza: l’Ordine del Crisantemo, l’emblema del Sol Levante. Padre Pittau fu inviato in Giappone per sette anni, per poi rimanerci oltre trenta, ricoprendo la carica di Padre provinciale dell'Ordine. Diventato docente si scienze politiche presso l'Università Sophia di Tokyo, fu il primo straniero ad essere nominato, nel 1975, rettore dell'ateneo. Il suo ruolo di spicco nella diplomazia del trono del Crisantemo gli valse l'amicizia di personalità politiche di spicco, come Henry Kissinger e Ted Kennedy. I seminari, tenuti durante i suoi soggiorni romani presso Villa Nazareth, tracciano i frutti del suo proficuo legame con il Paese. Per questo, dimessosi per raggiunti limiti d'età, chiese di poter riparare in Giappone dove, nel 2014, morì all'età di 86 anni. 

Con il viaggio apostolico in programma il prossimo novembre, Papa Francesco si conferma, dunque, come il secondo Pontefice a visitare l'isola. Papa Giovanni Paolo II, nel suo viaggio tra 24 e il 26 febbraio 1981, fu il primo ad omaggiare il Trono del Crisantemo.

 

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