Oggi alla fine dell'Angelus il Papa ha annunciato che, oltre a 10 cardinali elettori, riceveranno la porpora nel concistoro del 5 ottobre anche due arcivescovi e un vescovo “che si sono distinti per il loro servizio”. Entrano a far parte del sacro collegio, ma avendo più di 80 anni, non hanno diritto di voto in conclave. Tra loro un nome che da decenni in Vaticano è sinonimo di dialogo con l’Islam. La sua biografia su Vatican News sintetizza una vita spesa al servizio del dialogo tra i credenti.
Vocazione all'incontro
Monsignor Michael Louis Fitzgerald, arcivescovo emerito di Nepte. È nato nel 1937 in Walsall, città della contea delle West Midlands, in Inghilterra. Nel 1950 entra nella Congregazione dei Missionari d’Africa (Padri bianchi) ed è ordinato sacerdote nel 1961. Nel gennaio 1987 viene nominato segretario dell’allora Segretariato per i non cristiani, chiamato dal 1988 Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Nel dicembre 1991 diventa vescovo titolare di Nepte e riceve la consacrazione episcopale il 6 gennaio 1992. Nel novembre 2002 Giovanni Paolo II lo nomina membro del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e nel 2004 del Pontificio consiglio della cultura. Nel febbraio 2006 Benedetto XVI lo invia in Egitto come nunzio apostolico e lì resta fino rinuncia presentata per limiti d’età nel 2012. Ora, come riconoscimento del servizio svolto per la Santa Sede, riceve la berretta rossa l’ex presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ed ex nunzio apostolico in Egitto che con il suo lavoro ha contribuito in maniera determinante a mettere le basi per un approccio cristiano alle altre religioni.
Contro ogni intolleranza
Durante gli attacchi terroristici negli Stati Uniti e in Europa la sua voce si è levata per ribadire che non è in corso una guerra contro i musulmani, ma contro una minoranza fanatica che ha una visione distorta dell’islam. “Eliminare questa concezione, è vero, può essere difficile e può impiegare un’intera generazione, ma ogni periodo ha una qualche idee da estirpare, la sua dose di odio e di violenza”, disse tre anni fa ad Alba il neo-porporato in occasione del 25° anniversario della morte del vescovo Piero Rossano, già segretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e rettore della Pontificia università lateranense. “Paolo VI sosteneva che la Chiesa dovesse guardare al di là di sé stessa, aprendosi ad altre religioni- disse il presule inglese alla Gazzetta di Alba-. La tolleranza è la chiave per riconoscere i germi di verità e bontà che esistono in ogni uomo. L’intolleranza, al contrario, è frutto della superbia e della violenza ed è presente in ognuno di noi, per natura”. E al settimanale cattolico piemontese sottolineò che “generalmente riconosciamo l’intolleranza degli altri popoli e non la nostra: capire quanto siamo pronti ad accettare gli altri è un esame di coscienza importante, che esige vigilanza e controllo di sé, ma che può portare a un dialogo”. Perciò “dobbiamo evitare le generalizzazioni e lavorare insieme, accettando non solo le somiglianze, ma soprattutto le differenze tra noi e le altre religioni, percependole come uno stimolo”. Per comprendere queste parole occorre ricordare che monsignor Fitzgerald è un Padre bianco, cioè fa parte da quasi sette decenni di una società di vita apostolica fondata a metà Ottocento per aiutare i cristiani del medio e vicino oriente nella convivenza con i musulmani. Le origini dei Padri Bianchi si intrecciano con l’apertura del loro primo noviziato nel quale si formarono alcuni chierici del seminario diocesano di Algeri che si erano offerti per l’apostolato in mezzo ai musulmani. Vengono chiamati Padri Bianchi per via della lunga tunica bianca (gandura) che diventerà il loro abito ufficiale, con il mantello bianco leggermente adattato (burnus), tipico elemento dell’abbigliamento maschile nell’Africa del Nord.
La missione di Jorge Mario Bergoglio
La porpora concessa a monsignor Fitzgerald conferma come il dialogo con l’Islam sia uno degli elementi fondanti dell’attuale pontificato. In merito alla recente nascita del Comitato superiore per raggiungere gli obiettivi contenuti nel Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato a febbraio negli Emirati Arabi Uniti insieme al Grande Imam di Al Azhar, Francesco ha appreso con gioia la notizia dell’iniziativa e ha osservato: “Anche se purtroppo sono spesso il male, l’odio, la divisione a fare notizia, c’è un oceano nascosto di bene che cresce e che ci fa sperare nel dialogo, nella conoscenza reciproca, nella possibilità di costruire, insieme ai credenti di altre fedi e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, un mondo di fraternità e di pace”. Il Pontefice incoraggia il lavoro del comitato per la diffusione del documento, ringrazia gli Emirati Arabi Uniti per l’impegno concreto in favore della fratellanza umana e si augura che iniziative simili possano moltiplicarsi nel mondo.