Una volta lasciata alle spalle l’inutile discussione sulle presunte origini cristiane o pagane di Halloween, ci si trova finalmente di fronte alla verità del calendario liturgico: solennità di tutti i Santi, con l’Antifona d’ingresso della Messa che invita tutti alla gioia e al canto, cielo e terra, angeli e fedeli e, con le prime luci dell’alba del 2 novembre, anche morti e vivi. È quasi l’esplosione liturgica di una Pentecoste che continua nel tempo. Il barnabita Giovanni Semeria, storico del cristianesimo, ne parlava così in riferimento all’inno Veni sancte Spiritus: “Evidentemente però il poeta, chiunque sia l’autore del nostro Inno, ha pensato che la Pentecoste non fu un punto, è una linea: lo Spirito non si è allora, in qualche modo esaurito, no: ha incominciato una effusione che non doveva arrestarsi più, né nel tempo né nello spazio”.
I santi di ogni spazio e di ogni tempo sono i punti di quella linea ininterrotta di effusione di cui diceva Semeria. La moltitudine immensa, che il veggente di Patmos contempla, ha il suo avamposto in cielo, insieme con gli angeli di Dio, e ha i suoi primi germi in terra, nella schiera dei battezzati che, se non lasciandosi asfissiare dalla mala pianta, daranno a suo tempo il raccolto.
Poveri, miti, pacifici, afflitti, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace e di giustizia: ecco i santi di cui quest’epoca di cambiamento ha bisogno. I santi sono cristiani riusciti, che hanno percorso una via normale: sono stati nel mondo ma con cuore nuovo, guide segrete della storia che si sono distinti per una viva attenzione e premura per l’umano, orientati costantemente al Cielo. Sono uomini e donne che hanno realizzato il miracolo della fedeltà silenziosa e quotidiana al Vangelo. Gente umile che forse ha vissuto accanto a noi, che tante volte abbiamo sfiorato, di cui abbiamo ascoltato la voce che magari ci consolava, ci incoraggiava, ci turbava per tenerezza, dolcezza, pazienza verso le nostre debolezze.
Insomma i santi sono persone comuni, ma tanto innamorate di Gesù da spingersi ogni giorno più in alto, per perseguire quella perfezione che rende veramente felici. Ed è proprio questo anonimato della santità, o meglio questa santità feriale, che oggi si vuole festeggiare perchè sia un modello, il punto di riferimento di tutti e ciascuno nella consapevolezza che, per dirla con Madre Teresa di Calcutta, “la santità non è un lusso per pochi, ma un semplice dovere per ciascuno di noi”.