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Corte suprema: le croci per strada non vanno abbattute

Questa settimana la Corte suprema degli Stati Uniti ha stabilito che la croce di Bladensburg, nel Maryland, che da 94 anni commemora i caduti della grande guerra,  può rimanere saldamente al suo posto in suolo pubblico, nel mezzo di un incrocio trafficato. Della croce, di proprietà dello Stato del Maryland, era stata ordinata la rimozione da parte di un Tribunale su richiesta dell'American Humanist Association, la quale denunciava che il simbolo cristiano sul suolo pubblico infrangeva la distinzione che deve esistere tra Stato e Chiesa in base al principio di laicità.

La sentenza

Ma i giudici dell'Alta corte hanno stabilito che la croce è “un punto di riferimento storico” e distruggerla sarebbe stato irrispettoso. Nella motivazione della sentenza è scritto che si tratta di “un luogo simbolico di riposo per gli antenati che non sono mai tornati a casa, un luogo per la comunità dove raccogliere e onorare tutti i veterani e il sacrificio compiuto per questa nazione”. E così, sette giudici su nove hanno stabilito che distruggere la Croce di Bladensburg (alta quasi dieci metri) “non sarebbe neutrale e non favorirebbe gli ideali di espetto e tolleranza contenuti nel Primo Emendamento” della Costituzione degli Stati Uniti. Secondo Ruth Bader Ginsburg, uno dei due giudici della Corte suprema che ha votato contro, la croce invece viola la clausola istitutiva del primo emendamento, che “richiede neutralità governativa tra le fedi religiose e tra religione e non religione”. Ed ha aggiunto: “Mantenendo la Croce su una strada pubblica, la Commissione eleva il cristianesimo su altre fedi e la religione sulla non-religione”. Ma la maggioranza dei giudici ha concluso che, a causa del passare del tempo, “non c'è modo di essere certi delle motivazioni” che hanno spinto 94 anni fa ad erigere il monumento. “E questo è spesso il caso con vecchi monumenti, simboli e pratiche”, ha scritto un altro giudice, Samuel Alito. “Tuttavia sarebbe inopportuno che i tribunali costringessero la loro rimozione o cessazione in base a supposizioni“.

Giacomo De Sena

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