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A piedi fino a Santiago: così si riscattano i detenuti

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C’è chi intraprende il Cammino di Santiago per fede, chi per curiosità, chi lo fa anche per riscattarsi socialmente. È il caso dei ragazzi dai diciassette ai diciannove anni sottoposti a detenzione, che la Cooperativa sociale Fraternità Impronta di Ospitaletto, nel bresciano, ha selezionato per intraprendere questo progetto.

I giovani, che hanno commesso reati anche gravi, partiranno il prossimo 13 ottobre da Ponferrada per provare a raggiungere in una decina di giorni Santiago di Compostela, dopo aver percorso a piedi circa 200 chilometri.

Un’altra possibilità

“Hanno commesso reati gravi, ma pensiamo che abbiano diritto a un’altra possibilità“, spiega al Corriere della Sera Pierangelo Ferraresi, presidente della cooperativa di cascina Cattafame e responsabile dell’area minori, che li accompagnerà in questa sfida. “Cerchiamo di impostare la nostra attività su esperienze valoriali, per evitare che i ragazzi si trovino di nuovo nei guai, ma questa è una scommessa anche per noi”.

L’ordinamento giuridico italiano

Così anche il sistema penitenziario italiano ha deciso di approcciarsi a una pratica diffusa altrove, quella di usare il cammino come strumento di riscatto. “Nel nostro ordinamento – spiega Isabella Zuliani, presidente dell’associazione Lunghi Cammini di Mestre e da anni attiva in questo campo – c’è uno strumento giuridico molto innovativo che si chiama ‘messa alla prova’ e che potrebbe includere questi pellegrinaggi“.

Il film

Le esperienze dall’estero possono essere un esempio. Un film del 2009, La Retta Via, di Roberta Cortella e Marco Leopardi, raccontava la storia di Ruben e Joachim, due giovani detenuti belgi di diciassette e sedici anni che, grazie alla ONG Oikoten, camminano per 2.500 km dal Belgio alla Spagna per scontare la loro pena in maniera diversa dal carcere.

L’efficacia

“Una riabilitazione che funziona più del carcere, perché la recidiva è di appena un terzo”, spiegano gli operatori di Oikoten-Alba, l’associazione fiamminga che per prima, nel 1982, ha lanciato questo rivoluzionario progetto.

La fatica di chi intraprende il viaggio è premiata con la libertà. Chi desiste, infatti, viene riaccompagnato indietro, nella sua cella. Un motivo in più per muoversi, verso il riscatto sociale.

Giacomo De Sena: