Prosegue a ritmo serrato l’indagine sulle violenze nei confronti dei detenuti all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano. Fra gli episodi di depistaggio, secondo quanto formulato dall’accusa, vi sarebbe anche il tentativo di modificare i filmati delle telecamere interne al penitenziario, così da mistificare gli avvenimenti del 6 aprile 2020. Il giorno dei pestaggi messi in atto dagli agenti della Polizia Penitenziaria. Un episodio che ha già provocato 77 sospensioni complessive dal servizio (25 solo nella ultime 24 ore), provvedimenti presi in via preliminare mentre l’inchiesta è ancora in corso. Fra i sospesi, anche i due vicedirettori del carcere e il vicecomandante della Penitenziaria. Cinquantadue provvedimenti cautelari erano stati emessi già nella giornata di lunedì dal gip Sergio Enea su richiesta della Procura.
Violenze in carcere, l’inchiesta
I prossimi passi dell’inchiesta, come annunciato dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, vedranno un’ispezione all’interno dell’istituto penitenziario nel quale le violenze sono state commesse. La commissione ispettiva sarà guidata dal direttore generale detenuti e trattamento, Gianfranco De Gesu. Il tutto mentre gli interrogatori di garanzia nei confronti degli agenti sottoposti alle misure cautelari proseguono. Solo alcuni di loro, tuttavia, hanno rilasciato dichiarazioni spontanee. La maggior parte si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere. Fra coloro che avrebbero reso la propria testimonianza, secondo quanto riferito da Repubblica, l’ispettore Giuseppe Crocco, interrogato nella giornata di ieri: “Sono stati quelli di Secondigliano a prendere in mano la situazione. Noi non potevamo fare nulla. Io ho cercato più volte di difendere alcuni detenuti dai pestaggi prendendo anche qualche manganellata. Poi quando non ce l’ho fatta più, ho cominciato a gridare: ‘Basta, basta, finitela!’. Mi rispondevano: ‘Fatti i fatti tuoi'”.
Lo striscione a Roma
Nel frattempo, a Roma, è comparso uno striscione esposto su un cavalcavia, recante il simbolo di un movimento anarchico. Indirizzato chiaramente a quelli che, fin lì, erano i 52 sospesi dal servizio: “52 mele marce? Abbattiamo l’albero!”. Così recitava lo striscione appeso, accompagnato dal simbolo, prima di essere rimosso qualche ora dopo.