Con una maggioranza netta ma non larghissima arriva il primo sì dell’Eurocamera ad uno dei pilastri della politica ambientale Ue, la direttiva sulle case green.
I voti
Il provvedimento che, da qui ai prossimi anni, imporrà una ristrutturazione agli edifici più energivori e inquinanti del Vecchio Continente, ha ottenuto il via libera della Plenaria con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti. Una vittoria per il centrosinistra e i Verdi. Un vero e proprio oltraggio ai cittadini per la destra, con la maggioranza italiana al governo a guidare la trincea. “La direttiva è un attacco al nostro Paese, la battaglia non è finita qui”, è l’avvertimento di Fdi, Fi e Lega. Il centrodestra, nelle ore che hanno preceduto la votazione, aveva accarezzato l’idea della clamorosa bocciatura. Ma dopo il temporaneo naufragio dello stop alle auto inquinanti dal 2035, l’asse che sostiene la maggioranza Ursula ha retto. A votare a favore della direttiva sono stati i Socialisti, i Verdi, sinistra, la grande maggioranza dei liberali (astenuti i due esponenti del Terzo Polo) e un terzo del Ppe. Proprio i Popolari sono usciti dal voto spaccati, tra favorevoli, contrari e astenuti. E tra i secondi si è collocata non solo l’intera delegazione di Fi ma anche il capogruppo Manfred Weber. “Il Pe è lacerato e la maggioranza è debole”, ha constatato l’eurodeputato azzurro Massimiliano Salini dopo il voto.
Il testo
La direttiva esce dall’Eurocamera parzialmente emendata e con la possibilità di agevolazioni finanziarie da parte dell’Ue. Il testo prevede che gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Al fine di tener conto della diversità del patrimonio immobiliare dei 27, ogni Stato membro dovrà individuare il 15% degli edifici meno efficienti del proprio parco nazionale (secondo l’Ance, in Italia 1,8 milioni di edifici), e assegnare loro la classe di prestazione energetica G. Su questi si agirà in via prioritaria e gli interventi andranno fatti al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.
Le deroghe
Ci sono però delle deroghe, che possono includere il 22% del totale degli edifici di ciascun Paese membro. E le eccezioni riguardano monumenti, edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, case vacanze (formalmente, abitate meno di 4 mesi l’anno), chiese e luoghi di culto. Ma neanche il sistema di deroghe è servito ad abbassare la trincea del centrodestra. “La direttiva è insoddisfacente, ci batteremo anche nel trilogo per l’interesse nazionale”, ha sottolineato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto.
L’iter
Di certo, la rivoluzione green delle case degli europei ha vinto solo una prima battaglia. Il testo ora approderà al negoziato tra le istituzioni Ue (trilogo), prima di tornare in Plenaria per il via libera finale. L’impressione è che, a dispetto che sull’automotive, la trincea della capitali scettiche questa volta sia inferiore e priva del sostegno di Berlino. Ma l’eventualità di una nuova minoranza di blocco, a cui guarda anche l’Italia, è tutt’altro da escludere.
Fonte Ansa