“Per calarci nei nostri obblighi rispetto ai rifugiati dobbiamo avere memoria di quanto abbiamo saputo organizzare nelle nostre città e poi nelle nazioni nel corso della storia. Le grandi città europee, come quelle di America e Asia, che ora affrontano la più grande crisi di sfollati dalla Seconda Guerra Mondiale, devono, oggi come ieri, riunirsi nella buona fede, nella fiducia e speranza, nell’amicizia, concordia e giustizia, stringendo abbracci di umanità, integrazione e solidarietà”.
E’ quanto si legge nella dichiarazione conclusiva dei sindaci europei che hanno partecipato al summit internazionale promosso dall’Accademia delle Scienze nella Casina di Pio IV in Vaticano. Un vertice in cui sono stati affrontati i problemi connessi al dramma dei rifugiati “nostri fratelli”. I 20 primi cittadini italiani intervenuti hanno redatto un documento in cui si sottolinea il “dovere morale e civile” di dare accoglienza a coloro che fuggono dalle emergenze umanitarie e questo punto è stato ripreso da tutti i partecipanti.
La proposta concreta degli amministratori europei è stata quella di creare “una rete di sindaci capaci di concepire città accoglienti”, che “sappiano organizzare corridoi umanitari europei, sicuri e regolari, riconosciuti dalla comunità internazionale, e pratiche solidali”. Una rete basata “sull’incontro umano e su una visione animata dall’interculturalità, con una partecipazione attiva della società civile, compreso il terzo settore, e delle tradizioni religiose”. Un altro degli obiettivi dovrebbe essere quello di promuovere “un’amnistia o un’altra soluzione per le vittime delle nuove forme di schiavitù e della tratta di persone in termini di lavoro forzato, prostituzione e traffico di organi”. I sindaci hanno anche fatto cenno alla necessità di “restaurare un senso di giustizia e di opportunità” per i giovani e le persone economicamente svantaggiate, con un appello agli Stati per un impegno economico a favore di salute, educazione, sostegno familiare “finanziati attraverso la chiusura dei paradisi fiscali”. Non è mancato un riferimento alla Grecia e alla necessità di ridurre il suo debito.
I sindaci hanno messo in evidenza come “la guerra e il terrorismo, la povertà, la crescente disuguaglianza, i cambiamenti climatici, il degrado e i cataclismi ambientali sono dietro il maggior flusso forzato di migranti nella storia dell’uomo: oltre 65 milioni di esseri umani”. Nel suo intervento, Alberto Rodríguez Saá, governatore della provincia di San Luis, ha messo in evidenza come l’Argentina sia stato in passato un Paese che ha accolto migliaia di migranti che lasciavano la loro patria in cerca di condizioni economiche migliori. Sceglievano l’Argentina come nuova patria ma non dimenticavano quella da cui provenivano. Ora la situazione dei rifugiati è profondamente diversa, perché chi fugge dalla guerra, dal fanatismo, dalla fame non desidera tornare nella sua terra e per questo serve un atteggiamento diverso, di maggiore accoglienza.
Ma pone anche la necessità, come hanno detto i sindaci europei nella conclusione del loro documento, “l’assoluta necessità di passare da una strategia basata su difesa e guerra a un’altra focalizzata sullo sviluppo sostenibile e integrale. I muri non soffocheranno mai la ricerca di sicurezza, dignità, benessere e pace”. Le città devono costruire ponti “per curare i nostri fratelli, le nostre sorelle, i nostri bambini rifugiati e così curare anche la nostra umanità comune”. Esattamente l’auspicio espresso da mons. Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere dell’Accademia delle Scienze, che ai partecipanti ha ricordato la vicinanza e il monito di Papa Francesco: “Non muri ma ponti”.