L’ultimo scontro fra governo e Regioni rischia di poter lasciare qualche strascico di troppo. Per questo, in serata, il premier Giuseppe Conte ha provato a correre ai ripari, convocando a Palazzo Chigi i leader dei partiti di maggioranza. L’obiettivo, far fronte comune all’emergenza e impostare il periodo che verrà su una base di “rigore e trasparenza“. Reciproca ovviamente, fra Stato ed enti regionali. Alla sede della presidenza del Consiglio arrivano Vito Crimi (M5s), Nicola Zingaretti (Pd), Roberto Speranza (LeU) e Matteo Renzi (Iv), per fare il punto sulle istanze regionali e mettere a fuoco la strategia comune per evitare muro contro muro. Ricetta che, secondo i leader, va cercata nella responsabilità condivisa.
Zingaretti e Crimi
“E’ emersa – ha detto il segretario dem Nicola Zingaretti – la comune determinazione ad affrontare il momento di difficoltà che sta attraversando il Paese con grande senso di responsabilità rimanendo uniti e scacciando via qualsiasi possibile motivo di polemica o contrapposizione”. L’auspicio, condiviso anche dal capo politico del Movimento cinque stelle, Vito Crimi, è quello di “un patto di legislatura“, utile a portare l’esecutivo fino al 2023. Del resto, il vertice prevedeva proprio come obiettivi il tagliando al programma e il rinsaldamento delle posizioni della maggioranza. Dall’entrata in carica del Conte II, il premier non aveva ancora mai ricevuto i vertici dei partiti di maggioranza per una riunione ad hoc.
Tavoli di lavoro
Per quanto riguarda il primo punto, il tagliando al programma di 29 punti verrà ultimato entro il mese di novembre, attraverso l’istituzione di due tavoli. Rispettivamente su riforme istituzionali e sugli obiettivi di politica economica. Non chiara la posizione di Italia viva che, almeno per il momento, non si esprime ufficialmente. Renzi non ha incontrato i giornalisti fuori da Palazzo Chigi, limitandosi a far sapere in una nota che, per quanto riguarda il patto per il 2023, “si capirà se ci sono i presupposti” entro la fine del mese.