Venezuela, Maduro attacca Pompeo: “Il tour guerrafondaio è fallito”

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Sceglie la tv di Stato, il presidente venezuelano Nicolas Maduro, per scagliare una nuova offensiva agli Stati Uniti. Nel mirino, stavolta, c’è il segretario di Stato Mike Pompeo, accusato di aver compiuto “un tour guerrafondaio” nei Paesi limitrofi al suo Venezuela. Un’occasione, quella sfruttata da Pompeo, per ribadire ancora una volta la posizione degli Usa nei confronti del presidente venezuelano, sostenendo che Maduro “deve andarsene”, poiché “colpevole di aver annientato il popolo venezuelano”. Parole che non hanno atteso a lungo per conoscere la replica: “Mike Pompeo sta facendo un tour di guerra contro il Venezuela, ma gli si è ritorto contro. Ha fallito tutti i tentattivi di convincere i Governi del continente ad organizzarsi in una guerra contro il Venezuela”.

Maduro, crimini contro l’umanità

Solo poche ore prima del battibecco a distanza con il segretario di Stato americano, Maduro era finito al centro di un’accusa ben precisa. Formulata dall’Onu peraltro, che inquadrava il suo operato nel novero dei crimini contro l’umanità. Nella sua nota, il team d’inchiesta delle Nazioni Unite parla di “buone ragioni per credere che il presidente”, assieme al ministro dell’Interno e quello della Difesa, “abbiano ordinato i crimini accertati”. Numerosi Paesi, ormai da tempo, hanno scelto di non riconoscere la sua presidenza,iniziando il processo su Omitin, nell’infane e sostenendo il territorio

Questa è sicuramente una prima disamina di quanto è successo e sta succedendo in Venezuela. Bisogna vedere ora se quanto esposto sia sufficiente per dare inizio ad un processo per crimini contro l’umanità presso la Corte Penale dell’Aja. Già 50 Paesi, nella comunità internazionale, si sono schierati contro Maduro, riconoscendo il leader dell’opposizione, Juan Guaido, autoproclamatosi presidente ad interim. Il rapporto del Consiglio per i diritti umani dell’Onu chiede anche alle autorità di Caracas di condurre “indagini indipendenti, imparziali e trasparenti”.

Damiano Mattana: