La sperimentazione accelera, le Big Pharma chiedono le prime autorizzazioni per l’immissione sul mercato ma la questione vaccino continua ad alimentare il dibattito negli ambienti medici. A destare la polemica, nei giorni scorsi, erano state le parole del microbiologo Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova, che aveva posto dei dubbi circa la rapidità della messa a punto del vaccino anti-Covid. Un punto di vista contestato da alcuni colleghi ma che Crisanti, pur riferendo la sua lontananza da posizioni no vax, torna a ribadire su SkyTg24: “Ribadisco che sulle basi delle conoscenze che abbiamo oggi non mi farei il vaccino. Se dovessero rendere pubblici i dati e la comunità scientifica ne validasse la bontà me lo farei, non ho alcun dubbio su questo”.
Crisanti: “Levata di scudi ingiustificabile”
Secondo il microbiologo si tratta di “una questione di trasparenza: se si vuole generare fiducia bisogna essere trasparenti”. E quella che definisce “una levata di scudi“, è secondo Crisanti “assolutamente irragionevole, perché non ho detto che non mi farò il vaccino, ma semplicemente che è necessario che tutti nella comunità scientifica abbiano accesso ai dati grezzi. In questo modo facciamo il vaccino tutti quanti, senza nessun timore e alcun retropensiero”. E ancora: “Più gli scienziati lamentano assenza di informazioni e più la pretendono, più la gente si fida. Possibile che non si capisca questo meccanismo?“.
Ricciardi: “Obbligatorietà? Non la escludo”
In mattinata, sul tema dei vaccini era intervenuto ad Agorà anche il consulente del Ministero della Salute, Walter Ricciardi, il quale ha spiegato che il vaccino anti-Covid, “sarà valutato come tutti i vaccini nel passato. In primis per sicurezza e poi per la capacità protettiva”. Al momento, aveva precisato, “dobbiamo aspettare che le aziende presentino ufficialmente i dati all’Ema e alla Fda. E i loro dati spero siano confermati dall’autorizzazione ufficiale”. Per quanto riguarda la distribuzione, “le regioni sceglieranno, a seconda di dimensioni e logistica, la via migliore. Quelle più piccole potrebbero prevedere un unico hub e poi le strutture dove si vaccina, per quelle più grandi saranno di più. Ma l’Italia ha tutta la capacità di fare bene questo piano di distribuzione”.
Nessuna novità circa l’obbligatorietà, ma Ricciardi non la esclude. “Per il momento ho consigliato al ministro di prevedere la volontarietà per gli adulti” ma “se capissimo che serve il 90-95% di copertura per ottenere l’immunità di gregge, senza la quale ci troveremmo di fronte alla necessità di dover bloccare la produttività e la mobilità per il Paese, si potrebbe, per cause di forza maggiore, valutare anche l’obbligo“.